Il 25 marzo, Joe Biden e Ursula Von der Leyen hanno firmato un’intesa preliminare tra Stati Uniti e Unione Europea per ciò che concerne il trattamento dei dati personali
Marco Mayer, docente del Master in Cyber security alla Luiss, ha spiegato che nei mesi a venire, «il governo italiano potrà e dovrà offrire un contributo efficace e creativo per la messa a punto dei testi finali e dei meccanismi applicativi dell’intesa tra Usa e Ue. Sul versante dello scambio di informazioni l’Italia può, infatti, vantare una trentennale esperienza di cooperazione bilaterale con gli Stati Uniti nell’azione di contrasto contro la criminalità organizzata e la corruzione a partire dalla Pizza Connection, ecc… Basti qui ricordare a un mese dalla sua scomparsa il ruolo della Dott. Liliana Ferraro nella cooperazione con Fbi e in particolare il suo legame con il direttore dell’Fbi, Louis Freeh».
Per quanto concerne il regolamentare il mercato, il premier Mario Draghi, per conto dei G20, spiega Mayer, ha definito «la nuova regolamentazione delle “banche di rilevanza sistemica globale” dopo la crisi finanziaria del 2008». In questa situazione, c’è in gioco « il futuro politico delle democrazie contemporanee. Nei prossimi anni in tutto il mondo libero, l’oligopolio di cinque mega aziende potrebbe, infatti, incrinare alcuni dei principi fondamentali di libertà che si sono affermati in seguito a quattro grandi rivoluzioni politiche (inglese, americana, francese e indiana)».
Mayer spiega ancora che in questo momento storico aziende come «Amazon, Google, Facebook (oggi Meta), Apple e Microsoft dispongono, infatti, di un potere crescente su troppi piani. L’aspetto più inquietante è la profilazione segmentata delle persone (in particolare di minori e bambini), in particolare sulla base del commercio in un’area grigia di dati psicometrici e comportamentali da parte dei cosiddetti data broker».
Se dal punto di vista del marketing la pubblicità nascosta porta ad acquistare in modo compulsivo, in politica c’è un’influenza in grado di «falsare le elezioni libere e regolari come è stato per esempio per il referendum sulla Brexit nel celebre caso di Cambridge Analytica».
Bisogna, inoltre, tenere conto di un aspetto prettamente economico, perché spesso, aggiunge l’esperto, si ha un comportamento di ricatto nei confronti di startup e piccole e medie imprese innovative, del tipo, o ti acquisto oppure ti porto alla chiusura. «Negli Stati Uniti il Congresso e il Senato hanno, infatti, recentemente messo in evidenza come l’oligarchia dei Big Tech possa frenare l’innovazione allontanando l’economia dai principi della libera e leale concorrenza. In Europa esiste da più tempo la consapevolezza che in campo digitale le regole fondamentali del mercato non sono rispettate né in materia Antitrust né della protezione dei dati», ha detto Mayer.
L’esperto spiega che ci troviamo nella fase conclusiva di un «processo politico» di una certa rilevanza «per il futuro di tutte le democrazie occidentali, africane e asiatiche. Come è già accaduto per l’ «anti terrorismo (si pensi al G7 Ministri dell’interno Ischia 2017 a Presidenza Italiana), i Bigh Tech non devono essere demonizzati, ma anzi è necessario stabilire canali di cooperazione su basi chiare. La differenza rispetto al passato è che se l’accordo tra Biden e Von Der Layen verrà attuato rapidamente, i Big Tech non potranno più approfittare come in passato delle divisioni politiche tra Stati Uniti ed Europa che non solo in materia digitale e ICT hanno caratterizzato la fase dal 2003 a oggi dopo l’invasione dell’ IRAQ», chiosa.