Gli interpreti afghani: «Non c’è solo l’Ucraina, l’Italia non dimentichi noi in balia dei talebani»

L’interprete e vigile del fuoco afghano Omar Fazil Ahmad, per sei anni al fianco dei militari italiani a Herat, ha lanciato un appello al nostro governo

Omar Fazil Ahmad, interprete e vigile del fuoco afghano che per sei anni è stato al fianco dei militari italiani a Camp Arena, a Herat, lancia un appello al nostro governo in un’intervista rilasciata ad Adnkronos. L’uomo spiega di essere conscio della orribile situazione che l’Ucraina sta attraversando da un mese circa, «invasa e ‘violentata’ dalla Russia. Conosco bene quella sensazione atroce di impotenza, paura, voglia di resistere.

Ho visto qui da noi, in Afghanistan, le scene barbare di devastazione per molti anni, con civili innocenti derubati, assaliti, uccisi. Quello che la Russia sta facendo in Ucraina noi afghani lo abbiamo già vissuto e continuiamo a subirlo. Ed è per questo che mi faccio portavoce di un appello al governo italiano affinché ora, con l’emergenza rifugiati, non dimentichi noi afghani, in balia dei talebani. Noi interpreti, per anni al servizio dei militari italiani qui in missione e oggi in costante pericolo di vita».

Afghanistan-talebani-meteoweek.com

Omar spiega di aver collaborato con i soldati italiani fino all’ultimo giorno in cui sono state in Afghanistan, e aggiunge:«Come me, almeno altri 24 interpreti o collaboratori rimasti qui dopo l’operazione Aquila Omnia, hanno inviato tutti i documenti necessari per registrarsi nel database, ma da allora non hanno ricevuto nessuna notizia. La sicurezza nel nostro Paese non è qualcosa che pare più esistere, così come la libertà».

Negli ultimi giorni, infatti, è arrivata la notizia che i talebani hanno imposto il divieto alle ragazze delle scuole secondarie di studiare, nonostante inizialmente avessero garantito che non lo avrebbero fatto, e invece così non è stato. Omar spiega che niente è cambiato dall’estate scorsa, quando le truppe americane hanno lasciato l’Afghanistan, e la popolazione è tornata a rivivere un incubo terribile.

Omar racconta che i talebani non gli danno tregua, «ci cercano porta a porta. Noi, che abbiamo collaborato con le forze straniere, siamo considerati traditori, infedeli. La disoccupazione e la povertà hanno peggiorato la mia situazione economica e quella di chi confidava in un sostegno dopo anni di collaborazione e che invece si ritrova qui a nascondersi, a morire di fame, a rischiare di essere ammazzato.

Ho esaurito tutti i miei risparmi, non sto più lavorando. Vi chiedo che se esista la possibilità di un trasferimento, anche da paesi vicini, posso andare lì, intanto, per anticipare i miei documenti. I rifugiati ucraini scappano dalla guerra, come noi non vorrebbero lasciare il loro paese. Ma come loro anche noi siamo costretti a chiedervi una mano. Non vogliamo morire, ricordatevi di noi afghani».

Gestione cookie