Carceri, Cartabia: “La pandemia ha evidenziato le criticità di sempre. Servono interventi sull’edilizia per garantire dignità”. L’intervento della ministra in occasione dell’incontro pubblico “Dignità e reinserimento sociale. Quali carceri dopo l’emergenza?”.
Si è tenuto nella giornata di oggi l’incontro pubblico dal titolo “Dignità e reinserimento sociale. Quali carceri dopo l’emergenza?“. L’evento è stato organizzato dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà e dalla Conferenza nazionale del volontariato della giustizia, in sinergia con il Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza e dell’Unione delle Camere penali.
L’incontro, svoltosi dalle 9:30 alle 13:30 nell’aula consiliare di Palazzo Valentini, a Roma, ha contato la partecipazione della vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, il presidente della Commissione giustizia della Camera, Mario Perantoni, il presidente dell’Unione Camere penali, Giuseppe Caiazza, il Presidente del Tribunale di sorveglianza di Trieste e segretario nazionale del Conams, Gianni Pavarin, la senatrice Fiammetta Modena, i deputati Andrea Del Mastro delle Vedove e Cosimo Ferri, e Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”.
All’incontro non sono mancati, ovviamente, nemmeno il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, e la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. La stessa Catarbia, nel suo intervento, ha affrontato il tema dell’edilizia carceraria come una delle tante criticità rilevate nelle strutture penitenziarie italiane, soprattutto durante questa quarta ondata di Covid-19.
“Non bisogna sottovalutare gli interventi sugli edifici carcerari. Anche le mura devono parlare di dignità, è un passo avanti che dobbiamo fare, sia nella loro struttura sia nella loro architettura“, ha infatti esordito la ministra. E ha poi sottolineato come in questi ultimi anni, caratterizzati dalla pandemia, il carcere ha assunto per i detenuti “un carattere più afflittivo“, oltre che più “usurante per la polizia penitenziaria e per il personale”. Fenomeno tangibile di questo clima sono state le aggressioni, in continuo aumento, ma anche i tanti casi di suicidio – il cui numero “è sempre troppo alto”.
In questi due anni di pandemia, ha spiegato Catarbia, “sono emerse in modo drammatico le criticità di sempre, dal sovraffollamento alle condizioni igieniche“. “In questa fase di grande crisi ed emergenza”, ha spiegato la ministra, diventa perciò importante lavorare attivamente verso un miglioramento dell’edilizia, che permetta di “superare la contrapposizione tra il carcere della sicurezza e il carcere della dignità”.
Per raggiungere un simile importante obiettivo, dunque, diventa imprescindibile ascoltare attivamente le “richieste concrete”, che “sono uguali tra poliziotti e detenuti”. “Questo è il tempo di essere operativi, a partire dalle piccole grandi cose che fanno la vita del carcere“, ha sottolineato con forza la ministra, mentre ha evidenziato l’importanza di “partire dal basso”, e di “porsi degli obiettivi realistici, di sollievo immediato” iniziando proprio “dalle piccole cose reali, concrete”.
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