L’assessore alla Cultura del Comune di Ceccano, in provincia di Frosinone, ha postato una Z, che significa “operazione speciale” del presidente russo in Ucraina
Stefano Gizzi, assessore alla Cultura di Ceccano, in provincia di Frosinone, tra le file della Lega, ha postato sul suo profilo Facebook l’immagine di una “Z“, che rappresenta in modo simbolico l’operazione speciale che Putin sta portando avanti contro l’Ucraina. Sul post, come didascalia dell’immagine, Gizzi ha commentato:«Solidarietà alla Russia, con il Nastro di San Giorgio Vittorioso sul Drago».
Si tratta di un messaggio, poi rimosso, che ha suscitato diverse critiche. Non è la prima volta che il suddetto assessore finisce alle cronache per determinate prese di posizione. Una volta, per aver bruciato il “Codice da Vinci” di Dan Brown, che considerava blasfemo, nella piazza di Ceccano. Ultimamente, poi, aveva paragonato le misure restrittive per non vaccinati alle leggi razziali contro la razza ebrea.
Il consigliere regionale del Lazio, Mauro Buschini del Pd, ha condiviso lo screen del post dell’assessore Gizzi e ha così commentato a sua volta:«Questa ennesima dichiarazione di Stefano Gizzi è semplicemente vergognosa. Non è la prima volta che le sue ‘performance’ scadono nell’offesa degli altri, ma questa volta l’assessore del comune di Ceccano deve chiedere scusa. Al popolo ucraino, alle donne violentate e uccise, ai bambini terrorizzati, uccisi o abbandonati, a tutti coloro che hanno perso la vita o costretti a fuggire in altri Paesi. Il sindaco del Comune di Ceccano prenda immediatamente le distanze, i ceccanesi non sono questo».
Il segretario locale del Pd, Giulio Conti e quello provinciale, Fantin, hanno chiesto le dimissioni dell’assessore alla Cultura di Ceccano. Lo stesso Gizzi ha poi replicato alle critiche così:«Buschini critica la lettera Z in russo, di cui nemmeno conosce la nobiltà araldica del Nastro di San Giorgio. Infatti ricorda il sacrificio di ben 25 milioni di Russi nel fermare il Nazismo. Ormai siamo alla follia russofobica. Poi viene da una parte politica che per decenni ha idolatrato anche le feci provenienti da Mosca».