Umberto Perna morì il 16 marzo 2018 a causa di un incidente stradale. Era con il collega autotrasportatore che ebbe un colpo di sonno al volante. La madre della vittima ha fatto riaprire le indagini: troppe ore alla guida per i trasportatori
Diaz Wilmer, 44 anni, cubano, la mattina del 16 marzo 2018 stava guidando un furgone sul Gra tra Cassia e Cassia bis a Roma, quando ha avuto un colpo di sonno. Colpo di sonno fatale, perché poco dopo ne è nato un tragico sinistro stradale, in cui ha perso la vita il suo collega Umberto Perna. Ora Wilmer è in via di patteggiamento per una condanna a 8 mesi.
Ma la madre di Perna ha chiesto la riapertura dell’inchiesta su quell’incidente. La donna ha denunciato, infatti, il datore di lavoro di suo figlio, asserendo che li avrebbe obbligati a guidare anche 65 ore a settimana. Si tratta di turni estenuanti che sarebbero alla base di quel tragico colpo di sonno che ha causato il sinistro stradale.
È una tesi che la procura di Roma ha accolto e per la quale ha scelto di mandare a processo il datore di lavoro di Wilmer e Perna, l’imprenditore Fabio Diana. Il magistrato deciderà se quei turni erano fuori dal limite consentito per legge.
Wilmer e Perna lavoravano per un’azienda romana che si occupa di trasportare e consegnare elettrodomestici. Il loro incarico consisteva nel ritirare la merce dal magazzino di Pomezia e poi eseguire le consegne tra Lazio e Abruzzo.
La madre di Umberto Perna, Raffaella Ciotola, ha raccontato che il figlio aveva giornate fortemente estenuanti:«Uscivano alle 7 e tornavano a mezzanotte». Non c’erano sabati o domeniche, ci si doveva trovare la sera al parcheggio per cominciare le consegne. Si rientrava a casa solo dopo l’ultima consegna e talvolta si tornava verso mezzanotte.
Come riporta Il Corriere della Sera, la sera prima del fatale sinistro, Umberto Perna era rientrato a casa alle 23:30. Ma la mattina seguente, il 16 marzo 2018, Perna era già di nuovo a lavoro alle 6:30, con il collega Wilmer.
Ha staccato da 9 ore e mezza, ma per legge, devono passare almeno 11 ore tra i vari turni. Come poi gli investigatori hanno accertato, Wilmer lavorava 65 ore a settimana, 17 ore in più rispetto a quanto stabilito dalle norme. Wilmer si era messo al volante e 3 ore più tardi si è verificato il terribile incidente.
A quattro anni dal sinistro, Wilmer ha patteggiato 8 mesi. Ma la madre di Perna ha deciso di proseguire con l’inchiesta, e la procura ha anche acquisito un verbale dell’ispettorato del lavoro nella ditta di Diana, risalente all’8 marzo 2018: «Diversi trasportatori lavoravano 60 ore alla settimana nonostante avessero solo un contratto part-time. Anche Umberto Perna, assunto nel 2016, ha dichiarato di lavorare dalle 6:30 alle 19». Otto giorni più tardi, Umberto Perna è morto nell’incidente fatale.