La scelta di astenersi nell’ultima assemblea Onu, dimostra come al governo di Pechino importi poco degli avvertimenti di Biden.
Alla fine, come forse era prevedibile, la Cina ha deciso di astenersi all’ultima assembla generale delle Nazioni Unite, che si è tenuta il 24 Marzo, sulla risoluzione Ucraina che prevedeva di mettere nero su bianco le responsabilità della Russia nel conflitto iniziato da Putin a fine febberaio. Va comunque precisato che quella votata all’Onu non è una risoluzione vincolante per gli Stati.
Era invece una mozione simbolica, che permettesse di comprendere quali sono le nazioni pronte a seguire la Nato in questo scontro epocale tra superpotenze. Che la Cina avesse dal principio scelto di difendere la Russia non è un mistero. Non che il governo di Pechino abbia un reale interesse a promuovere o sostenere l’invasione di Putin, ma di certo era quasi ridicolo aspettarsi che Xi Jinping si accordasse all’Occidente in questa guerra. Perché di guerra si tratta, come ha dichiarato nella giornata di ieri Mario Draghi. Nessuno in Europa sembra avere dubbi sulla necessità di fronteggiare Putin sul piano militare, come se già adesso non vi fosse alcuna speranza di negoziare con il Cremlino per mettere fine a questo conflitto.
Putin non si fermerà, ma in Ue nessuno sembra davvero disposto a negoziare con lui
Se da un lato è vero che Putin non si fermerà, perché di certo non ha dato il via a questa invasione in prede all’impulsività e all’odio verso l’Occidente, dall’altro fino ad adesso Mosca ha posto delle condizioni molto chiare per trattare, che di sicuro non possono essere intese come un semplice pretesto per far finta di negoziare. La risoluzione ONU ha avuto 140 voti favorevoli e 38 astensioni. Soltanto la Russia, la Corea del Nord, l’Eritrea e la Bielorussia hanno votato esplicitamente contro. Il governo di Pechino si è astenuto, ma va anche ricordato che in precedenza aveva invece sostenuto la mozione presentata dal SudAfrica, che imponeva di occuparsi del problema umanitario in corso in Ucraina, senza affrontare la questione geopolitica che l’invasione russa porta con sé.Con questa ultima risoluzione, l’atteggiamento della Cina si definisce in modo chiaro e netto, come d’altronde ha avuto modo di spiegare la settimana scorsa il leader cinese al Presidente Usa Joe Biden.
Nel comunicato ufficiale del governo di Pechino, arrivato a margine di quell’incontro, si legge come “La Cina ha presentato un’iniziativa in sei punti sulla situazione umanitaria in Ucraina ed è disposta a fornire ulteriore assistenza umanitaria all’Ucraina e ad altri paesi colpiti. Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente il dialogo e il negoziato Russia-Ucraina e negoziare i risultati e la pace. Gli Stati Uniti e la Nato dovrebbero anche condurre un dialogo con la Russia per risolvere il nodo cruciale della crisi ucraina e risolvere i problemi di sicurezza sia della Russia che dell’Ucraina”.
La Cina è disponibile ad aiutare l’Ucraina, ma non si farà trascinare in questa guerra per nessun motivo
Il governo di Pechino è insomma disponibile ad affrontare la guerra in Ucraina dal punto di vista economico e degli aiuti umanitari, ma non si lascerà trascinare nella diatriba occidentale che intende presentare Putin come il nuovo Hitler da cui il vecchio continente deve stare alla larga. Anche perchè, non si può certo chiedere a Xi Jinping di parteggiare per la Nato. Questa guerra esplosa all’interno dei confini europei, non deve far dimenticare che Usa e Cina stanno affrontando un conflitto molto simile a Taiwan. E per il governo di Pechino, l’alleanza atlantica si nasconde dietro la sua teorica natura difensiva, per mascherare invece un atteggiamento imperialista trainato dalle mire egemoniche statunitensi.
Sembra inoltre che nella videochiamata che ha avuto con Biden, il leader cinese si sia rifiutato in modo categorico di partecipare alle sanzioni contro il Cremlino, esponendo inoltre una forte preoccupazione per le conseguenze economiche su scala mondiale di questa strategia. “È la gente comune a soffrire di sanzioni a tutto tondo e indiscriminate. Se venissero ulteriormente potenziate, innescherebbero una grave crisi nell’economia globale” avrebbe spiegato secondo alcune fonti Xi Jinping a Biden. Dal canto loro gli Stati Uniti hanno iniziato ormai da settimane un forte pressing nei confronti di Pechino affinché invece prenda esplicita posizione contro la Russia. Una pretesa per certi versi folle e irrazionale: sperare che davvero la Cina possa seguire quelle che in realtà sembrano delle minacce ( basta riascoltare le parole di Biden subito dopo il colloquio con il leader cinese) è semplice utopia.
L’Ue sarà in grado di reggere le conseguenze economiche di questa guerra contro Putin?
In tutto questo, il vecchio continente sta iniziando adesso a misurarsi con le conseguenze di questa crociata occidentale contro Putin. Naturalmente, non si può giustificare quanto fatto dal presidente della federazione russa. Ha dato inizio ad un’invasione drammatica, macchiandosi ancora una volta le mani di sangue innocente. Nessuna guerra, per quanto limitata a colpire le infrastrutture della nazione, lascia le vittime civili al sicuro. Allo stesso tempo, non si capisce bene che tipo di moralità superiore è in grado di far valere l’Occidente in questo momento storico. Il declino dell’Ue e degli Usa ha ormai ridotta la nostra democrazia a un lumicino, come dimostra il clima che si è creato intorno al professor Orsini. Non gli è bastato dichiararsi atlantista, o insegnare in una delle università più prestigiose d’Italia, per essere messo al riparo da una gogna pubblica sempre più violenta da parte di un Occidente che considera ormai le critiche alla linea come un ostacolo da rimuovere al più presto.
E se Mosca decidesse di interrompere le forniture di gas verso l’Ue?
Adesso però l’Ue dovrà confrontarsi con un ipotesi che sembra diventare sempre più concreta ogni giorno che passa, e in tal senso va letta la decisione di Putin di far pagare in rubli il gas. Un primo passo per cementificare una frattura ormai forse irricucibile. Ma cosa accadrebbe se Mosca decidesse davvero di interrompere totalmente le forniture di gas all’Europa. Difficile al momento fare previsioni, ma può essere utile riallacciarsi alle ultime dichiarazioni di Draghi. Già due settimane fa il premier avvertiva che se questo conflitto non riusciva a risolversi nel breve termine, il nostro paese sarebbe andato incontro ai problemi non indifferenti, tali da iniziare a ragionare dal prossimo anno a un possibile razionamento delle risorse.
Un’eventualità a cui nessuna delle giovani generazioni del nostro paese è minimamente abituata.