In Italia da otto anni, l’ambasciatore russo Sergey Razov si è detto dispiaciuto che i ponti costruiti in passato siano stati rivoltati.
Il diplomatico invita inoltre a non diffondere foto e immagini dubbie sulla guerra in Ucraina nel tentativo di screditare la Russia.
È rammaricato per la piega presa dagli eventi, l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. Ha voluto farlo sapere mentre si presentava in tribunale a Roma, in Piazzale Clodio, dove ha presentato una querela alla Procura. Il 22 marzo, ha spiegato Razov, sulla Stampa è apparso un articolo che si chiedeva se uccidere Putin, magari per mano di un fedelissimo, non fosse rimasta in fondo l’unica via d’uscita dalla guerra. E per questo il diplomatico russo, che considera le tesi espresse dall’articolo assimilabili all’«istigazione a delinquere» e all’«apologia di reato», si è rivolto al tribunale «con la richiesta di esaminare obbiettivamente ed imparzialmente questo caso».
Ma naturalmente non si è parlato solo di questo. Razov, 69 anni, si è dilungato anche sul possibile uso di armi nucleari da parte russa, spiegando che «dalla Russia non è stata avanzata alcuna minaccia» anche se, certo, sono in corso «riflessioni di scenari possibili in caso di minacce per la sicurezza della Federazione russa». Ma non per questo, ha aggiunto, ogni dichiarazione delle autorità russe deve essere «letta come minacciosa, anche se tacciamo». L’ambasciatore si dice dispiaciuto e preoccupato per l’invio di armamenti da parte dell’Italia che, sottolinea, «saranno usati per uccidere cittadini russi». Razov, che stigmatizza una decisione presa all’inizio dei negoziati tra Russia e Ucraina, fa notare che «i fucili vengono distribuiti non solo tra i militari, ma anche tra i cittadini e non si capisce come e quando saranno usati».
Razov rievoca i suoi otto anni di lavoro in Italia, coi vari primi ministri avvicendatisi (Renzi, Conte, Letta, adesso Draghi). Con loro, spiega, «abbiamo fatto di tutto per costruire ponti, rafforzare i rapporti in economia, cultura e altri campi. Con rammarico adesso tutto è stato rivoltato». Tornando alla guerra, il diplomatico 69enne invita a sentire tutte le campane, non solo i media ucraini, ha detto in riferimento ai bombardamenti su Mariupol.
Razov ha parlato anche della missione russa nella penisola nel momento più duro della pandemia, anch’essa finita ultimamente al centro di polemiche. «Con la missione del marzo del 2020 – ha detto – al popolo italiano è stata tesa una mano di aiuto, ma se qualcuno morde quella mano non è onorevole».
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