Covid, qualcosa non va nei decessi over 70 in Inghilterra: i vaccini stanno funzionando?

Troppi decessi tra gli over 70 in Inghilterra, le autorità sanitarie hanno deciso di non condividere più questi report con la popolazione. 

C’è qualcosa che non va nei numeri forniti su Covid, ricoveri e decessi dalle autorità sanitarie del Regno Unito. Le infezioni stanno aumentando in modo troppo veloce, in controtendenza rispetto a dati che ci si aspetterebbe, arrivati ormai alla coda della campagna vaccinale e con la terza dose già somministrata in Inghilterra a milioni di persone. In particolare, i contagi e le problematiche ospedaliere più alte si stanno registrando nella fascia over 70, quella che in teoria dovrebbe risultare più protetta dal virus proprio grazie ai vaccini. 

Ansa

Ma i numeri non mentono, e di questa contraddizione contenuta nei report britannici se n’è occupato la settimana scorsa anche il Financial Times.

Il quotidiano economico ha scritto un lungo articolo proprio per sottolineare l’aumento improvviso dei decessi per Covid tra i più anziani. In questo momento infatti le morti per Covid viaggiano su una stima di circa 125 al giorno. Un numero importante, considerato che nell’inverno dello scorso anno i decessi per Covid si erano quasi azzerati, dando ragione a coloro che sostenevano la funzione salvifica della campagna vaccinale

E una situazione simile si sta verificando anche in un paese al confine con l’Inghilterra, la Scozia, uno degli stati più rigidi nell’applicazione delle misure restrittive per contenere il Covid.

Nella nazione ad esempio vige ancora l’obbligo di indossare la mascherina, una misura che in quasi in tutta Europea è già stata dismessa. Eppure i dati di Marzi in Scozia registrano un numero di infezioni record. Stime che sembrano confermare la linea di chi sostiene come la protezione di medio-termine dei vaccini non solo diminuisca in modo eccessivo, ma da un certo punto in poi si può forse iniziare a parlare di efficacia negativa

In Italia questo tema era già sollevato alcuni mesi fa dall’endocrinologo Giovanni Frajese, in audizione oltretutto in queste settimane davanti all’ordine dei medici, proprio a causa delle sue posizioni considerate troppo critiche nei confronti dei vaccini Covid 19. Frajese, citando uno studio molto importante redatto in Danimarca, che era riuscito ad analizzare un campione molto significativo della popolazione, aveva evidenziato la possibilità che, terminato un certo lasso di tempo in cui i vaccini riescono a garantire una protezione dal virus, arriva poi un’altra tendenza.

Ansa

Il problema in sostanza, non sembra per il medico italiano, tanto il fatto che la protezione diminuisce, portando il soggetto vaccinato ad essere esposto agli stessi rischi di chi invece questo farmaco non l’ha assunto, ma che, a distanza di pochi mesi dalla vaccinazione, il sistema immunitario sembra di colpo indebolirsi, esponendo il soggetto a una probabilità di infezione molto più alta del normale. Potrebbe forse trattarsi della prima evidenza di anergia tra i vaccinati, un fenomeno che provoca un indebolimento del sistema immunitario causato da una stimolazione ripetuta della produzione di Spike innescata da ripetute dosi di vaccino.

I dati del Regno Unito e della Scozia, d’altronde, pongono dei dilemmi scientifici che nessuno però sente il bisogno di affrontare

La speranza è che la riflessione del Financial Times, uno dei quotidiani economici più letti al mondo, riaccenda l’interesse della comunità scientifica. Preoccupa però una scelta fatta di recente dalle autorità sanitarie del Regno Unito. Sembra infatti che a partire da Aprile non saranno più pubblicati i dati relativi alle ospedalizzazioni e ricoveri per Covid dei cosiddetti booster, ovvero coloro che hanno completato il ciclo vaccinale composto da tre dosi. 

Sarebbe un atto molto grave, che però è già diventato realtà in America. 

Il CDC ad esempio continua a mantenere segreti i dati su contagi e ospedalizzazioni dei boosters, nonostante una parte della comunità scientifica li reclama da tempo. Preoccupa anche una delle giustificazioni fornite dal centro per la mancanza di trasparenza su questi rapporti. C’è il timore infatti che questi dati incoraggino l’esitazione vaccinale, in un momento in cui bisognerà forse estendere la quarta dose a tutti in America, per continuare a mantenere la situazione sotto controllo.Viene però da chiedersi se in democrazia, questa sia una spiegazione accettabile sulla mancata trasparenza di dati fondamentali, per aiutare le persone a comprendere se sottoporsi di nuovo o meno a questo trattamento sanitario. 

Gestione cookie