Omicidio Simonetta Cesaroni, inchiesta riaperta per omicidio volontario: il nuovo sospettato incastrato dalle parole di una ex collaboratrice. Si tratta dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno.
Oltre 30 anni di indagini, errori, e zone d’ombra, è ancora giallo sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate a Roma, in via Carlo Poma, il 7 agosto del 1990. Mentre la famiglia è ancora in attesa di giustizia, le indagini proseguono e prendono le strade più varie: nel mirino anche i servizi segreti, il Vaticano, il portiere indagato, il fidanzato, la Banda della Magliana. Nel frattempo, l’arma del delitto non è mai stata ritrovata.
Ad oggi, la procura ha avviato nuovi accertamenti sul caso. Al centro la figura del legale Francesco Caracciolo di Sarno, morto sei anni fa e il cui alibi è stato messo recentemente in discussione dalle parole di una sua ex collaboratrice. Nel frattempo, l’inchiesta è stata riaperta per omicidio volontario.
Punti oscuri sull’alibi dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno
Le parole della donna smentirebbero quelle dell’avvocato Caracciolo di Sarno, e ne comprometterebbero l’alibi. Si ricorda, del resto, che il corpo di Simonetta Cesaroni è stato ritrovato negli uffici dell’allora presidente regionale degli Ostelli della Gioventù, martoriato da 29 coltellate che l’hanno raggiunta al volto e sull’addome. I sospetti su Caracciolo di Sarno sarebbero in realtà comparsi anche prima delle dichiarazioni dell’ex collaboratrice, alla luce di alcuni punti oscuri emersi nei verbali risalenti al 1992. Punti oscuri, questi, che si ricollegherebbero ad alcune dichiarazioni arrivate all’ex funzionario della mobile, Antonio Del Greco, il quale pubblicò un romanzo sul caso.
Pare, in buona sostanza, che tra le varie testimonianze e “farneticazioni”, la donna in questione avrebbe invece raccontato all’ex poliziotto che l’alibi del presidente regionale degli Ostelli della Gioventù fosse falso. Sebbene il racconto dell’uomo, a quei tempi, venne ritenuto credibile e anche verificato, pare dunque che quel giorno d’agosto del 1990, l’allora presidente non accompagnò realmente la figlia e le sue amiche in aeroporto. O quanto meno, successe qualcos’altro che venne occultato.
Del Greco pare quindi convinto della testimonianza della donna – della quale non sono stati rilasciati dettagli nello specifico. Su questa possibilità d’indagine è stata informata anche la famiglia della vittima. Tanto che sono stati gli stessi Cesaroni ad informare la procura, formalizzando il tutto con un esposto. Conseguentemente, la stessa procura di Roma ha aperto un fascicolo, dapprima senza ipotesi di reato né indagati, mentre ora a carico di ignoti per omicidio volontario. Sul caso indagano ora le forze dell’ordine, che dovranno effettuare tutta una serie di accertamenti – in lotta contro il tempo ormai trascorso dai fatti. La procura ha invece provveduto ad ascoltare diverse persone presumibilmente informate sui fatti, e sono state esaminate nuove testimonianze. Sul caso si sta muovendo anche il Parlamento, tanto che a maggio la Camera dei Deputati procederà con una commissione d’inchiesta parlamentare.