Un colpo di stato contro Putin? Per qualcuno l’ammutinamento contro lo Zar non è fantapolitica ma un’ipotesi concreta, molto concreta.
Lo pensa Vladimir Osechkin, dissidente russo in esilio a Parigi che, secondo il Times, fonda la sua convinzione su fonti anonime dei servizi segreti russi.
Osechkin è l’attivista che ha denunciato gli abusi nelle carceri russe e che per questo è finito nella lista nera del Cremlino. Ha fondato il sito Gulagu.net e dal 2015 è esule in Francia. Il dissidente avrebbe ricevuto undici lettere da un anonimo funzionario russo dell’Fsb che lo avrebbe così messo a parte del crescente malumore che serpeggia all’interno dei servizi segreti moscoviti.
Secondo queste rivelazioni, da prendere ovviamente con ampio beneficio di inventario, a organizzare il golpe contro lo Zar sarebbero proprio gli agenti dell’Fsb, l’ex Kgb, diretto da Vladimir Putin dal 1998 al 1999. Il fatto che gli agenti si siano esposti in questa maniera, col rischio di mettere in pericolo la propria vita, è un chiaro indizio della loro ostilità verso il presidente russo, dichiara Osechkin al Times.
I malumori interni all’Fsb nelle lettere di un funzionario anonimo del servizio segreto
L’umore che si respira nei servizi segreti a riguardo della guerra in Ucraina sarebbe quello di «un fallimento totale». Per 20 anni, ha raccontato il dissidente al Times, Putin ha assicurato stabilità e prosperità economica alla Russia, ma ora la guerra rischia di far finire tutto precipitando il paese ai tempi bui dell’Unione Sovietica.
Da qui il malcontento di funzionari e agenti dei servizi segreti, che godono di un tenore di vita superiore alla media russa e soffrono non solo per le difficoltà incontrate in guerra ma anche per le conseguenze delle sanzioni. E dunque, conclude Osechkin, «ogni settimana e ogni mese in cui questa guerra continua, aumenta la possibilità di una ribellione da parte dei servizi di sicurezza».
Scontento reale o alimentato ad arte?
Verità o finzione? Propaganda occidentale per dividere il fronte interno russo, screditare Putin e alimentare il disfattismo? Di certo c’è che le voci di un possibile golpe contro il presidente russo circolano da tempo e si sono intensificate con lo scoppio dell’«operazione militare speciale». E alle voci di incrinature interne sul fronte degli oligarchi si è aggiunta la notizia della fuga da Mosca di Anatolij Chubais, l’ex vicepremier di Boris Eltsin e rappresentante speciale del presidente presso gli organismi internazionali. Una delle personalità di maggior spicco contrarie alla guerra e un segnale che alcuni interpretano come una prima frattura interna all’entourage putiniano.
Altri rumors parlano di una rivolta che cova in seno all’élite imprenditoriale e politica russa che avrebbe anche scelto il successore dello Zar: si fa il nome di Aleksandr Bortnikov, proprio il direttore dell’Fsb. Un’ulteriore prova delle frizioni tra Putin e il servizio segreto russo sarebbe il recente siluramento del capo del servizio di spionaggio estero Sergej Beseda e del suo vice Anatolij Bolyukh, accusati da Putin di aver fornito notizie sbagliate sull’Ucraina e di aver sottratto fondi per organizzare attività eversive.
Ma il potere di Putin appare ancora ben saldo
Più che servizi deviati, fa notare il generale Vincenzo Camporini al Corriere della sera, è possibile che i due abbiano detto a Putin quello che voleva sentirsi dire dopo aver assistito al trattamento riservato, appena prima dell’invasione, al capo dei servizi di intelligence russi Sergei Naryshkin, umiliato pubblicamente dallo Zar durante la riunione del Consiglio di sicurezza nazionale per non essersi prontamente allineato ai suoi desiderata.
Gli esperti però minimizzano: Putin dispone ancora di un solido consenso popolare, anche grazie alla forza della propaganda. E lo scontento, che pure c’è, al momento non ha trovato una seria sponda politica e militare. Molto dipenderà dall’andamento della guerra, anche se appare improbabile che la leadership di Putin possa crollare in tempi brevi.