Covid, così la Russia ha sfruttato la crisi sanitaria per i propri scopi geopolitici

Una ricerca indaga sulla “diplomazia sanitaria russa” ai tempi dell’emergenza Covid, dalle mascherine al vaccino.

Il Cremlino ha cercato di usare la pandemia per ampliare la sua sfera d’influenza. Anche nel nostro paese.

In pandemia Mosca ha adottato una raffinata strategia volta ad ampliare il raggio del suo “soft power” – Meteoweek

La pandemia come forma di propaganda. Per la Russia il Covid non è stato solo un’emergenza sanitaria ma anche una splendida opportunità da sfruttare al meglio per migliorare la propria immagine a livello globale e consolidare il suo “soft power” all’estero. Sono le conclusioni di una ricerca apparsa su “Social Sciences”.

Sotto la lente delle autrici della ricerca, Serena Giusti e Eleonora Tafuro Ambrosetti, è finito l’uso in chiave geopolitica che la Russia ha fatto della crisi Covid. A conti fatti, sostengono le due esperte, “la Russia ha usato la diplomazia sanitaria per considerazioni geopolitiche, rafforzando alcune relazioni e cercando di screditare alcuni paesi e/o organizzazioni.”

Le due fasi della diplomazia sanitaria di Mosca

L’analisi si è poi concentrata sulla “diplomazia sanitaria” russa che ha seguito una strategia articolatasi in due fasi: la prima è stata la cosiddetta “diplomazia delle mascherine”, durante le fasi inziali della crisi pandemica. Questa prima fase ha promosso “l’immagine della Russia come un paese amichevole e solidale che poteva aiutare altri paesi al di là della loro appartenenza istituzionale”. Un caso da manuale è stata l’offerta all’Italia (membro Ue e Nato) di attrezzature mediche.

La seconda fase della diplomazia sanitaria di Mosca si è basata sullo sviluppo, produzione e distribuzione del primo vaccino al mondo, lo Sputnik. Qui la Russia ha puntato invece sulla performance, cercando “cercato di mostrare la sua presunta eccellenza e benevolenza in opposizione all’inefficienza e alle disfunzionalità occidentali” (e europee in particolare).

In ambedue le fasi, quella delle mascherine e quella del vaccino, “si intendeva la manipolazione delle informazioni come rinforzo per il messaggio della Russia come paese benevolo e all’avanguardia nei vaccini.” L’Italia, mettono in luce le due studiose, rappresenta un interessante caso di studio, visto che il nostro paese è stato interessato da tutte e due le fasi della diplomazia sanitaria russa.

Emiliano Fumaneri

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