Siccità, nel Nord Italia le zone più colpite: “Registrati valori da deserto”

Siccità, penisola schiacciata dalla morsa dell’alta pressione, ma sono nel Nord Italia le zone più colpite. Il professor Claudio Cassardo: “Registrati valori da deserto. Un primato inquietante, la situazione è allarmante”. 

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Siccità, nel Nord Italia le zone più colpite, registrati valori da deserto (foto via l’Internazionale) – meteoweek.com

Preoccupa il problema siccità nel Nord Italia. Sono ormai oltre 100 i giorni consecutivi che non piove in Piemonte, e a rimarcare i dati è stato l’assessore all’Ambiente della Regione, Matteo Marnati. In occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico 2021-2022 dell’Università di Torino, l’assessore ha spiegato che a causa della siccità i fiumi hanno “perso in alcuni casi l’80-90% della massa che avevano”.

A rimarcare la questione è stato anche Claudio Cassardo, docente di Fisica dell’atmosfera presso l’Università di Torino. Raggiunto dall’AGI, il professore ha evidenziato come le zone più colpite attualmente “si trovano nel nord Italia, da Novara fino al Cuneese, passando da Torino”. Proprio in queste aree, in effetti, “si registrano meno di 20 millimetri di precipitazioni negli ultimi tre mesi”. Valori anomali, questi, non consoni al nostro Paese quanto piuttosto “tipici di ambienti desertici“.

Cassardo: “Primato inquietante, la situazione è allarmante”

La siccità sta riguardando tutta la nostra penisola, ma è principalmente il Nord Italia a soffrire maggiormente delle sue conseguenze. Come spiegato da Cassardo, nel Settentrione si registrano pochissimi episodi di precipitazioni, e le perturbazioni sono diventate rare. Oltre alle gravi conseguenze su raccolti e riserve d’acqua di fiumi e laghi, la siccità ha scatenato una “serie di conseguenze negative associate all’alta pressione”, che ha visto il “blocco” della circolazione dell’aria così come anche il ristagno dell’inquinamento. Tenendo a riferimento Torino, in effetti, in data “17 febbraio era già stata raggiunta la soglia dei 36 giorni di livelli di particolato superiori al limite indicato che dovrebbero verificarsi in un anno”.

Oltre alle piogge, però, c’è anche scarsità di neve – fatto “che rappresenta un serio rischio per le riserve idriche”. Ma terreno secco e poca umidità compromettono anche la salute delle piante. “Questo inverno non è stato né il più caldo né il più secco in assoluto ma se si guarda alla combinazione di calore e siccità, gli ultimi mesi raggiungono un primato inquietante”, ha evidenziato il professore, parlando di una “situazione allarmante”.

Questo fenomeno potrebbe essere inserito in un quado più grande, ovvero quello del cambiamento climatico. Del resto, spiega Cassardo, “un inverno particolarmente secco è un evento meteorologico”. Ciò che invece deve far riflettere, però, è che “negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento della frequenza e dell’intensità di questi eventi siccitosi, che spesso sono seguiti da fenomeni alluvionali particolarmente vigorosi”. Uno dei tanti effetti, questo, dell’aumento delle temperature medie globali.

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