L’esito dell’esame tossicologico approfondito ordinato dalla procura triestina ha svelato che la donna non ha assunto sostanze
Secondo l’esame tossicologico approfondito che la Procura di Trieste aveva disposto nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Liliana Resinovich, la donna sparita il 14 dicembre 2021 e poi ritrovata morta in un boschetto nel parco dell’ex nosocomio psichiatrico di San Giovanni, Liliana non ha preso «sostanze xenobiotiche, droghe e farmaci, che possano aver cagionato il decesso».
Secondo quanto si legge in una nota del procuratore De Nicolo, «le determinazioni tossicologiche sulle diverse matrici biologiche consegnate al laboratorio non dimostrano concentrazioni che possano aver concorso a uno stato psicofisico alterato incosciente». Ecco perché si apprende, quindi, che il quadro investigativo non è cambiato.
L’inchiesta va comunque avanti. Nello specifico, nel corso dell’esame tossicologico, per rinvenire eventuali tracce di droghe, sono state eseguite analisi immuno-chimiche su sangue e urine e il risultato è stato negativo.
«Per aumentare la capacità d’indagine si è proceduto con analisi più sofisticate e a più ampio raggio di ricerca» e hanno quindi trovato traccia di sostanze che Liliana Resinovich «aveva assunto durante un pasto, presumibilmente la colazione (caffeina, teobromina, uvette) e verosimilmente di qualche multivitaminico, e un’aspirina e una tachipirina, di cui tracce sono state ritrovate solo nelle urine». Ha dato risultato negativo anche l’analisi di sostanze psicoattive.