L’esercito europeo diventa realtà, la crisi in Ucraina ha messo d’accordo tutti

L’invasione di Putin ha compattato l’Ue che adesso si ritiene pronta realizzare un’idea di cui si discute da anni

L’esercito europeo sta per diventare realtà.

I Ministri degli Esteri e della Difesa dei paesi membri dell’Unione Europea hanno infatti approvato un’intesa storica. Verrà varata una nuova strategia di difesa che sarà comunque alle ventisette nazioni, e si costituirà una forza militare, che sarà al momento composta da cinquemila soldati. Un progetto ambizioso, ma d’altronde, sono ormai diversi anni che a Bruxelles si discute di questa possibilità, che oggi trova una sua prima e storica concretezza. 

Ansa

Del nuovo esercito europeo ne ha parlato l’alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, al termine del consiglio europeo che ne ha sancito la nascita. Borrell ha in primo luogo chiarito che si tratta di un progetto che non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina: “Quando abbiamo iniziato a lavorare, non potevamo immaginare che all’ultimo momento dell’approvazione la situazione sarebbe stata cosi’ grave e che l’Europa avrebbe dovuto affrontare una sfida cosi’ grande”. La necessità di costituire un esercito europeo comunque nasce, ha spiegato l’alto rappresentante, a causa della consapevolezza dell’Unione Europea di non essere pronta ad affrontare le grandi sfide geopolitiche del futuro. Il documento approvato è stato anche per questo denominato “Bussola Strategica”. La crisi in Ucraina è in primo luogo una crisi della stabilità politica che aveva caratterizzato il vecchio continente fino ad adesso. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha forse aver rotto per sempre certi equilibri, e d’altronde non era mai accaduto che l’Ue decidesse di comune accordo di armare un paese all’interno del continente per resistere ad un invasore. 

Per Borrell si è dovuto prendere atto che “l’attuale ambiente ostile richiede un salto di qualità. La Bussola ci offre un piano d’azione ambizioso per una maggiore sicurezza e difesa dell’UE per il prossimo decennio. Per questo c’è bisogno di un piano comune di lungo respiro, e la prima tappa fondamentale su cui realizzare i nuovi pilastri europei, sarà il 2030. 

Secondo il generale Graziano si tratta di un percorso lungo ma fondamentale per la sopravvivenza dell’Ue

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In un’intervista concessa a Elisabeth Braw per la rivista online di geopolitica Foreign Policy, il generale Claudio Graziano si è a lungo soffermato sulla questione di un esercito europeo che difenda gli interessi comuni dei ventisette stati. Graziano non sembra avere dubbi, la costituzione di questa nuova forza militare rappresenta l’unica risposta possibile a quanto sta accadendo in Ucraina. Anche perché, la decisione di Putin di invadere Kiev, sembra aver unito gli stati europei in modo inedito: “Ora l’Unione europea è più unita che mai, questo darà una spinta alla costruzione di un’Unione di difesa concreta e credibile. È un percorso lungo, ma sappiamo che dobbiamo farlo”. Il generale è naturalmente consapevole che integrare le forze armate in un organismo così complesso, che prova a dettare una linea comune, non è un’impresa facile. 

Ma resta a suo parere possibile e indispensabile. Bisognerà comunque verificare quanto sia solida la volontà politica dei singoli stati di perseguire questo obiettivo. Ma è normale che l’approvazione di questa nuova bussola strategica rappresenti un deciso passo in avanti in questa direzione. Ma già adesso, spiega Graziano, è possibile iniziare a semplificare i processi logistico-militari e tentare di renderli comuni a tutti: “L’esercito americano e quello russo, usano un solo tipo di carro armato da battaglia; noi europei ne utilizziamo 17 tipi diversi. Questo è davvero anacronistico e inaccettabile, abbiamo bisogno di spendere di più, ma anche di spendere meglio”

Per Graziano il primo vantaggio derivante dalla costituzione di un esercito unico europeo, sarà sicuramente quella di avere un’unità in grado di intervenire militarmente in modo compatto in ambienti fortemente ostili. Qualcosa che, a suo parere, fino ad adesso è mancato. La Bussola strategica approvata dall’Ue, prevede anche importanti miglioramenti nel campo della difesa informatica. Uno dei primi obiettivi è quelli di migliorare l’intero polo tecnologico del vecchio continente, che in fondo è po quanto Putin ha promesso al popolo russo nel suo discorso del 16 Marzo 2022. Evidente come questo nuovo conflitto mondiale sta portando agli estremi a una sfida tecnologica tra superpotenze che era già in corso. Ma il primo impegno resta sempre quello di aumentare gli investimenti per la difesa, come ha puntualizzato Borrell: “Oggi la spesa militare di tutti gli Stati europei è di circa 200 miliardi di euro, l’1,5% del Pil. Era in calo fino al 2014, anche in modo veloce, poi ha cominciato a crescere fino al 1,5%. Ma dobbiamo investire di più. E sono sicuro che tutti capiranno che se vogliamo spingere nell’innovazione nella difesa a essere più in grado di affrontare situazioni come quella che stiamo affrontando ora in Ucraina ci servono della capacità. E con l’1,5% del Pil non è sufficiente”. 

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