Fa molto discutere la decisione del premier ucraino di unificare la comunicazione televisiva e limitare il potere dell’opposizione
Nella giornata di ieri 20 Marzo 2022, i media ucraini riferiscono di un attacco aereo da parte della Russia al villaggio di Zabuianna, che si trova nella regione di Kiev. L’ennesimo segnale di un conflitto che non sembra al momento vicino alla sua fine. I bombardamenti notturni non si fermano e altri sei civili sono rimasti uccisi nelle ultime ore. È stato poi segnalato come, nel nord-ovest della capitale ucraina, vi sia stata un’esplosione violentissima fuori da un famoso centro commerciale della zona. Le auto parcheggiate sono state ridotte in cenere e i civili che si trovavano lì vicini sono rimasti uccisi carbonizzati.
Più i giorni passano, più questo teatro di guerra inizia a mostrarsi in tutta la sua atrocità. C’è stata poi anche una notizia che ha preoccupato molto la popolazione ucraina. A causa, a quanto riferiscono i media nazionali, di un assalto delle milizie russe, si è verificata una perdita di ammoniaca in un impianto chimico della città di Sumy, confermato dallo stesso governatore. Per evitare qualunque tipo di pericolo per i cittadini ucraina, l’intera area è stata presidiata nel raggio di cinque chilometri. Non è comunque ancora chiaro quanto l’incidente sia stato esteso, le informazioni che arrivano qui nel nostro paese sono troppo vaghe.
Sempre nella giornata di ieri Domenica 20 Marzo 2022, c’è stata un’importante conversazione telefonica tra il premier inglese e Zelensky. Boris Johnson, secondo quanto si apprende da alcune fonti, si sarebbe informato sulla reazione dell’esercito ucraino di fronte all’aggressività russa, e quanto si stia rivelando efficace l’equipaggiamento militare in dotazione all’esercito di Kiev contro Mosca. Sembra inoltre che Johnson abbia promesso al premier ucraino massima solidarietà, con l’Inghilterra che si impegna a sostenere la nazione invasa ai prossimi vertici Nato e negli incontri bilaterali organizzati per provare a trovare una soluzione al conflitto.
Una sponda che sicuramente lascia a Zelensky un po ‘di amarezza. Risulta infatti evidente come fin dall’inizio di questa guerra, il premier ucraino sperava in un approccio diverso dall’Occidente. Più di una volta ha invitato i leader europei e occidentali ad aiutarlo in modo più attivo contro l’invasione russa, andando oltre la semplice fornitura di armi. Questo non è accaduto ma d’altronde era largamente prevedibile. Difficilmente una nazione occidentale accetterà di prendere parte attiva a questo conflitto, per il semplice fatto che si tratterebbe in modo inequivocabile del preludio a una terza guerra mondiale. Anche per questo, non è semplice capire in cosa sperava Zelensky quando per giorni ha chiesto ai suoi alleati, di attivare una no fly zone nella nazione. Fa poi molto discutere, nonostante la situazione di emergenza che vive la nazione, l’ultimo decreto varato dal premier. Zelensky ha infatti firmato una norma che permette di unificare le reti televisive del paese, e limitare in modo significativo il ruolo dell’opposizione. Una scelta che naturalmente ha mandato su tutte le furie i suoi avversari politici.
Anche nel vecchio continente si è destata un po ‘di preoccupazione al sopraggiungere di questa notizia, ed è per questo che è subito intervenuto il capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak sulla questione. Il politico ha spiegato e rassicurato tutti sul fatto che non si tratta di un provvedimento autoritario come in molti hanno falsamente detto. Nella norma, spiega Podolyak, non si prevede la chiusura di alcuna rete televisiva. La scelta di unificare le trasmissioni si è resa necessaria, ha affermato il capo negoziatore ucraina, semplicemente per poter reagire in modo più efficace all’invasione russa e avere un maggiore contatto con la popolazione in questo difficilissimo momento. Difficilmente l’opposizione ucraina accetterà questa spiegazione, anche perché non si tratta dell’unico provvedimento preoccupante messo in campo da Zelensky per affrontare questa guerra. È stata infatti anche limitata l’attività di tutti i partiti politici della nazione, e alcuni di questi sono stati addirittura accusati di intrattenere dei rapporti con il Cremlino.
Intanto la Russia continua a godere dell’appoggio cinese. Non si tratta però di una vera alleanza, come ha avuto modo di ribadire Wang Wenbin, il portavoce del Ministro degli Esteri cinese. Sempre più analisti geopolitici però, si chiedono fino a che punto la neutralità della Cina sulla questione, non può essere invece intesa come una nuova partnership tra le due superpotenze. Anche perché non bisogna dimenticare quanto la questione di Taiwan, che ha portato mesi fa Cina e Usa ai ferri corti, sia tutto sommato abbastanza simile alla contesa che ha infine portato la guerra dentro Kiev. La Cina in ogni caso non si è mai sbilanciata formalmente, e in tal senso va letta la sua astensione dalle votazioni dell’ultima risoluzione Onu contro l’invasione russa.
Il premier Li Keqiang ha dichiarato in quegli stessi giorni che “per quanto riguarda l’Ucraina, la situazione attuale è davvero grave, e la Cina è profondamente preoccupata e addolorata, il compito urgente ora è impedire che le tensioni si intensifichino o addirittura vadano fuori controllo”. Da un punto di vista commerciale però, è evidente come il governo di Pechino non stia facendo mancare il suo appoggio a Putin. La decisione ad esempio di approvare delle importazioni di grano dalla Russia, primo produttore al mondo, è vista da molti come un vero e proprio sostegno all’iniziativa bellica di Putin.
Inoltre, non bisogna dimenticare che il mese scorso Cina e Russia si sono ritrovate a firmare un importante contratto per rifornire di gas l’estremo oriente. Un atto geopolitico di notevole importanza, che potrebbe forse contribuire a segnare il destino della guerra che si sta consumando a Kiev.
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