Preoccupa gli Usa l’asse Pechino-Mosca È attesa una telefonata tra il presidente americano Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping. Secondo a quanto ha reso noto la Casa Bianca, Biden avvertirà il presidente XI che qualsiasi supporto all’invasione russa “avrà un costo”. Per Washington Putin è vicino alla disperazione e potrebbe perciò adottare “tattiche terroristiche” con attacchi “false flag” con armi chimiche. Secondo il Pentagono c’è anche il rischio che Mosca possa ricorrere al nucleare.
A Kiev sperano invece di arrivare a un accordo coi russi entro dieci giorni per arrestare l’offensiva. Solo dopo potrebbe avvenire un incontro tra Putin e Zelensky, che si è detto pronto a incontrare Putin “anche oggi”.
Le autorità ucraine sono convinte che la Russia sia a corto di soldati per la campagna militare e dunque stia reclutando volontari, coscritti e cadetti, nonché contractor dalla Siria. Secondo la difesa ucraina nelle truppe russe è in crescita anche la diserzione e il rifiuto di prendere parte alla guerra.
Telefonata invece tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente russo Vladimir Putin. Scholz ha sollecitato una tregua “il più rapidamente possibile” e auspicato il miglioramento della “situazione umanitaria”, oltre alla ricerca di una soluzione diplomatica. Intanto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov ha messo sull’avviso gli occidentali che “qualsiasi carico che trasporta armi in Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia”.
Secondo l’intelligence americana i russi hanno subito pesanti perdite nelle ultime 24 ore e la loro offensiva rallenta, anche se continuano a attaccare le città ucraine. Fino ad ora sarebbero morti più di 7 mila militari russi. Anche a detta dell’intelligence britannica l’esercito russo avrebbe fatto “progressi minimi questa settimana”, ma proseguono i pesanti bombardamenti su Kharkiv, Chernihiv, Sumy e Mariupol, circondate da giorni.
A Merefa, città nella regione di Kharkiv, nella parte nord-occidentale dell’Ucraina, è stata bombardata una scuola nella notte: le bombe russe hanno ucciso 21 persone e ferito altre 25. Morti anche Chernihiv, nel nord del paese, dove 53 persone mercoledì hanno perso la vita nei bombardamenti. Bombe nella mattina anche su Leopoli, dove si sono udite tre esplosioni: colpita la zona dell’aeroporto, ma non lo scalo, ha reso noto il sindaco della città.
Kiev è ancora in mano ucraina ma pesantemente bombardata mentre proseguono i tentativi di accerchiamento da parte russa. I soldati ucraini però stanno ostacolando con successo i tentativi di circondare la capitale, afferma l’intelligence britannica, così come Mykolaiv. Non si esclude che Mosca voglia prendere per fame la capitale ucraina. Sempre a Kiev, alle prime luci dell’alba un missile russo è stato intercettato dalla contraerea ucraina, parti dello stesso hanno però centrato un edificio uccidendo un’anziana donna e ferendo tre persone.
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Si combatte nel centro di Mariupol, fanno sapere dalla Difesa russa, dove le truppe russe combattono le forze ucraine assieme ai separatisti di Donetsk. Secondo alcune stime sono stati colpiti circa l’80% degli edifici della città, il 30% dei quali ha subito danni irreparabili. Sempre il Ministero della Difesa russa ha comunicato di aver distrutto fino ad ora 183 droni e 130 lanciamissili ucraini. Mosca ha anche creato una no-fly zona nella regione separatista del Donbass.
Sul versante delle sanzioni alla Russia, arrivano nuove misure da Australia, Giappone e Nuova Zelanda. Il paese australiano ha aggiunto alla sua “lista nera” 11 banche e organizzazioni finanziarie pubbliche, inclusa la banca centrale russa, mentre il Giappone ha sanzionato a 15 persone e 9 organizzazioni. La Nuova Zelanda ha vietato i viaggi e congelato i beni di varie autorità russe, a cominciare da Putin e dal ministro della Difesa Serghei Lavrov. Sanzioni anche per 19 organizzazioni russe.
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Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha dichiarato al Tg1 di non volere la “no fly-zone” più volte invocata dal presidente ucraino Zelensky: “Non siamo d’accordo a fare azioni che aumentino tensione ed espongano la Nato” ha detto Di Mario che confessa di preferire la via diplomatica. No anche ad azioni da parte delle comunità internazionale “che contribuiscano all’escalation”, ha concluso il ministro italiano.
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