La Russia ha pagato i 117 milioni di dollari di interessi sulle obbligazioni straniere. Lo ha reso noto il ministero delle Finanze Anton Siluanov che ha annunciato: “Abbiamo tutti i mezzi per evitare il default del debito”. Se la notizia troverà conferma Mosca avrà quantomeno trovato il modo di rimandare di un mese la “bancarotta” dello stato aggirando così, almeno per il momento, le sanzioni internazionali.
Siluanov ha anche comunicato che in caso di mancato pagamento in valuta straniera il debito estero sarà pagato in rubli.
Il Cremlino ha fatto sapere, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, di avere “tutti i fondi necessari e potenziali per evitare di arrivare ad una situazione di default”. Manca però ancora la conferma da parte dei creditori della Russia.
Anche nel caso in cui la somma non fosse stata versata, Mosca non verrebbe immediatamente considerata insolvente perché avrebbe ancora a disposizione un mese di tempo. Scatterebbe infatti un “periodo di grazia” della durata di trenta giorni. La Russia cioè avrebbe tempo fino al 15 aprile per evitare la dichiarazione ufficiale di bancarotta.
Russia a rischio default
Il default sarebbe disastroso per Mosca perché si innescherebbero i contratti di assicurazione dal rischio-paese facendo partire una serie di richieste di rimborso immediate, insostenibili per il Cremlino. Se ciò avvenisse la Russia rischierebbe seriamente di diventare un “paria” del sistema finanziario alla pari dell’Argentina. Un vero colpo di grazia per un’economia già messa in grave difficoltà dalle sanzioni occidentali, con un’inflazione arrivata al 10% e coi costi dell’invasione ucraina sul groppone.
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Ma anche l’economia mondiale ne risentirebbe pesantemente: il debito in valuta estera della Russia è pari a 150 miliardi di dollari e i suoi bond sono in possesso di fondi di investimento sparsi per tutto il pianeta. Un default russo potrebbe scatenare una reazione a catena. Una vera e propria bomba a orologeria finanziaria che solo per 40 miliardi è rappresentata dal debito pubblico: la gran parte è costituita dai bond dei grandi colossi statali come Gazprom (28 miliardi), Russian Railways (che sfiora i 5 miliardi), Rosneft e Lukoil (2,5 e 2,3 miliardi) o banche di punta quali Vtb e Alfa Bank (2,3 e 2,1 miliardi), Vnesheconombank (3,8 miliardi) e Sberbank (3 miliardi).
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La Russia continua a alimentarsi dal punto di vista finanziario grazie al gas venduto agli europei, che frutta a Mosca mezzo miliardo al giorno, e avrebbe ancora a disposizione 17 miliardi di diritti speciali di prelievo presso il Fondo Monetario Internazionale. Ma il rischio di insolvenza resta alto. L’agenzia di rating Fitch ha avvertito che pagare il debito estero in rubli “costituirebbe un evento di default”. Inoltre ha avvicinato la resa dei conti finanziaria al 2 aprile, perché agli investitori stranieri non sono giunte le cedole dei bond Ofz russi che scadevano il 2 marzo.