Gli Usa non vogliono una no fly zone in Ucraina, ma non smettono di far salire il livello di tensione con Mosca
Il conflitto in Ucraina è arrivato ormai alla sua terza settimana, e non si vedono al momento dei veri segnali di distensione. La guerra non sembra vicina alla sua fine, nonostante i negoziati tra Kiev e Mosca non si sono mai interrotti. Nella giornata di ieri 16 Marzo 2022 il premier ucraino Zelensky ha parlato in videoconferenza al congresso Usa. Un discorso che diversi commentatori americani hanno definito molto emotivo, e in cui probabilmente lo scopo era quello di convincere l’opinione pubblica della necessità di continuare a supportare attivamente la nazione nel conflitto.
Non a caso Zelensky ha citato l’11 Settembre e Pearl Harbor, due episodi di terrorismo internazionale che hanno contribuito a forgiare l’America per come la conosciamo.
L’Ucraina continua a chiedere alla Nato la creazione di una no fly zone
Il problema però è che il premier ucraino continua a chiedere alla Nato l’istituzione di una no fly zone. Una richiesta forse ragionevole dal suo punto di vista, che permetterebbe di frenare l’avanzata delle milizie russe, ma che sarebbe anche un inevitabile preludio a una terza guerra mondiale. E infatti resta un’opzione che Biden continua a escludere, nonostante gli Usa non si siano certo ammorbiditi in questi giorni nei confronti del Cremlino. Zelensky in ogni caso, ha ancora una volta dimostrato di avere delle capacità comunicative fuori dal comune. Il suo discorso ha puntato dritto al cuore dell’America, e non sono mancati dei riferimenti a Martin Luther King per promuovere solidarietà nei confronti degli ucraini.
Gli Usa non intendono entrare in guerra per aiutare l’Ucraina, ma il sostegno economico resta comunque molto forte e concreto. Basti solo pensare che la scorsa settimana il Presidente Usa ha firmato un decreto che prevede aiuti umani e militari all’Ucraina per circa tredici miliardi e mezzo. A questo vanno poi aggiunte le ultime uscite pubbliche di Biden che non ha esitato a definire Putin “un criminale di guerra. Sta infliggendo devastazione e orrore, bombardando appartamenti e reparti di maternità. Queste sono atrocità, un oltraggio per il mondo”, continuando così a foraggiare un clima di tensione che non fa bene a nessuno. La risposta del Cremlino in questo caso è stata persino più celere del solito. Il portavoce di Putin Peskov ha definito inaccettabili le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca. Bisogna anche considerare che l’aggressività dialettica di Biden contro Mosca non è iniziata in questi mesi. È dal 2021 infatti che il presidente Usa attacca frontalmente Putin. Lo scorso marzo ad esempio, non esitò a definirlo “un killer”, accusandolo apertamente di aver provato a interferire con le elezioni americane del 2020, per favorire Donald Trump.
Non si fermano i bombardamenti a Mariupol, e Kiev e Mosca si accusano a vicenda
Intanto i bombardamenti nella città di Mariupol non si fermano. È stato colpito un teatro ma Kiev e Mosca si rimpallano le responsabilità. Se da un lato l’Ucraina ha dichiarato che la Russia ha bombardato un rifugio di civili, Mosca invece si è dissociata da questo episodio, sostenendo si sia trattato di un’azione condotta dal battaglione Azov. La Nato non ha aperto in alcun modo alla fly zone, ma il segretario Stoltenberg continua a confermare in questi giorni il pieno supporto militare a Zelensky.
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L’alleanza atlantica continuerà a rifornire d’armi l’Ucraina e avverte Putin: “Non tollereremo attacchi alla sovranità alleata”. Gli Usa oltretutto hanno promesso a Zelensky aiuti militari molto avanzati, tra cui ad esempio novemila sistemi missilistici anti-carro, droni, e circa venti milioni di munizioni. La speranza forse è che la Turchia possa realmente riuscire nell’azione diplomatica che si è intestata nelle ultime settimane. Erdogan ha infatti preso e rivendicato apertamente il ruolo di mediatore in questa guerra, e i colloqui tra il Ministero degli Esteri Russo Lavrov e il suo omologo sono sempre più frequenti.