Ucraina, ucciso giornalista americano del New York Times

Brent Renaud, giornalista americano del New York Times, è stato ucciso dalle forze russe. Il fatto è stato reso noto con un post su Facebook dal capo della Polizia della King Region, Andrei Nebitov.

Su twitter sono state diffuse foto dei documenti del cronista che sembrano confermare la sua sorte. Brent Renaud è morto a Irpin, come spiegato dal capo della polizia della King Region, Andrei Nebitov.

Nello stesso post pubblicato sui social Nebitov ha parlato di un altro giornalista ferito, che stanno tentando di portare via dalla zona dei combattimenti.

 

Chi era Brent Renaud

Il giornalista del New York Times ucciso, aveva compiuto un mese fa 51 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco oggi a Irpin. Brent Renaud, insieme al fratello Craig, anche lui regista indipendente, produsse tra gli altri “Surviving Haiti’s Earthquake: Children”, vincitore del duPont-Columbia Award 2012, premiato insieme al progetto multimediale del New York Times “A Year at War” come un esempio di narrazione artistica e interattiva vissuta online.

LEGGI ANCHE > Ucraina, si offre di aiutare una profuga di 19 anni, ma poi la stupra

Brent ha passato gli ultimi venti anni a produrre film e programmi televisivi con il fratello. Erano noti per aver raccontato storie di umanità nei punti caldi del mondo: non solo il terremoto di Haiti, anche Iraq, Afghanistan, i disordini politici in Egitto e in Libia, la lotta per Mosul, l’estremismo in Africa, la violenza dei cartelli in Messico e la crisi dei giovani rifugiati in America Centrale.

Il racconto del giornalista ferito

“Stavamo attraversando il primo ponte a Irpin con altri colleghi, per filmare i rifugiati in fuga. Si è avvicinata un’auto che ci ha chiesto se volevamo andare con loro per passare il secondo ponte, abbiamo superato il checkpoint e ci hanno sparato contro. Brent è stato ferito e lo abbiamo dovuto lasciare indietro per fuggire. Sono stato portato qui da un’ambulanza. Ho visto che gli hanno sparato al collo, ma non so che fine abbia fatto”. Questo il racconto che fa il giornalista ferito, portato all’ospedale di Kjiv, in un video diffuso sui social.

Gestione cookie