La guerra in Ucraina mette in luce la disperazione dei profughi, oltre 2,5 milioni al momento, che cercano di lasciare il paese in preda al caos, ma soprattutto i pericoli a cui vanno incontro. “Il rischio della tratta di esseri umani è notevole, poiché i profughi, stremati e privati di ogni comodità di base, sono, ogni giorno in viaggio e sempre più vulnerabili“, ha denunciato Monika Molnárová della Caritas slovacca.
“Riteniamo che i trafficanti e i reclutatori stiano probabilmente prendendo di mira sia le donne che viaggiano da sole sia quelle che viaggiano con bambini”.
Ha specificato Molnárová, alle cui preoccupazioni si aggiungono quelle delle associazioni umanitarie presenti sul posto, che raccontano al quotidiano britannico Guardian anche casi di sfruttamento ed estorsioni, traffico di esseri umani e bambini scomparsi.
Dopo i casi di razzismo, con i respingimenti delle persone nere bloccate ai confini per il colore della pelle, Karolina Wierzbińska, coordinatrice dell’organizzazione per i diritti umani Homo Faber, racconta di aver visto bambini mandati da soli da genitori disperati per incontrare parenti o amici oltre il confine ucraino ma arrivati senza nessuno ad aspettarli. “Questo è ovviamente estremamente angosciante, trovi bambini che vagano da soli nelle stazioni, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono“.
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Nel mirino anche le donne, attirate da lavori inesistenti, maltrattate e scomparse.
La Wierzbińska racconta anche di “donne a cui viene offerto lavoro in Polonia, salvo poi scoprire che il posto di lavoro è illegale, il datore di lavoro le maltratta o rifiuta di pagare il salario. Ci sono casi di estorsione di documenti personali o denaro“. Proprio di oggi il caso della diciannovenne profuga ucraina adescata da un uomo in Polonia, con la scusa di un aiuto, che in seguito ha abusato di lei.
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“Direi che il 90% di questi uomini vuole davvero offrire un aiuto genuino – specifica Wierzbińska – ma nel caos totale di questi giorni non possiamo escludere che vi siano criminali in attesa di approfittare di dinne sole e vulnerabili“. La difficoltà maggiore è controllare le folle di persone, soprattutto uomini, presenti in stazioni ferroviarie nei pressi dei valichi di frontiera, che offrono passaggi ai rifugiati verso diverse destinazioni europee.
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