È una tiepida mattina del 9 aprile 1953, una giovane donna viene restituita, senza vita, dal mare sulla riva di Torvajanica. Si tratta di Wilma Montesi, una splendida ragazza, aspirante attrice romana. Il suo caso viene inizialmente trattato come un ‘banale’ incidente, una disgrazia ma si sviluppa presto in un intrigo di potenti e personaggi molto influenti della Roma bene.
Il caso riguardante la tragica morte di Wilma Montesi diventerà il primo scandalo del governo democristiano De Gasperi.
Una questione di grande rilievo mediatico, la stampa dell’epoca ne diede grande risalto. Rimane, ad oggi, un caso irrisolto, a partire dalla causa del decesso di Wilma.
Sulla spiaggia romana di Torvajanica è l’11 aprile, la mattina di Pasqua, non c’è un’anima ma per Fortunato Bettini è una giornata di lavoro come le altre. Sta facendo colazione e in lontananza nota un pezzo di stoffa che sventola schiaffeggiato dal vento. L’uomo si avvicina, senza capire la natura di quella figura allungata sulla sabbia, quando arriva a pochi passi riesce a distinguere il corpo della giovane Wilma, il volto appoggiato alla battigia è immerso in pochi centimetri d’acqua.
La vicenda della morte della sconosciuta il giorno dopo è su tutti i giornali e fa vendere centinaia di copie. Un giornalista dell’epoca, Fabrizio Menghini de Il messaggero, riesce ad intrufolarsi nella camera mortuaria con uno stratagemma e a descrivere la giovane. Il padre, Rodolfo Montesi, riconosce nella descrizione la figlia scomparsa il 9 aprile, due giorni prima. Wilma è un’aspirante attrice, lavora come comparsa a Cinecittà. Quel giorno rifiutò l’invito della sorella e della mamma, di andare al cinema a vedere un film con Anna Magnani, dicendo di non amare l’attrice, per andare invece a fare una passeggiata.
Wilma esce dal suo appartamento collocato nel quartiere Trieste, in via Tagliamento, intorno alle 17. Quella notte non torna a casa e per i genitori sono ore d’angoscia. Che alla 21enne sia accaduto qualcosa è una certezza. Wilma è una ragazza per bene, molto seria e composta, si sta per sposare con Angelo, un agente di polizia che si trova a Potenza per lavoro. Il matrimonio è previsto a Natale e Wilma è impegnata a confezionare il suo corredo. Secondo l’autopsia, sul corpo della ragazza non vi è segno alcuno di violenza sessuale, il corpo viene però trovato privo di gonna, calze e reggicalze. Si parla di incidente, ma perché allora la ragazza viene trovata a 40 km da casa? Alcuni testimoni dicono di averla vista salire su un treno che da Roma porta ad Ostia. Il suo corpo è stato trovato a Torvajanica, quindi ad altri 20 km di distanza, chi ha portato Wilma fino a lì? Per la questura si tratta di un incidente, ma per la stampa no.
L’insabbiamento, i politici, lo scandalo
Secondo la stampa, da il ‘Roma’, al ‘Paese sera’ passando per il ‘Corriere della Sera’ ed ‘il Messaggero’, è insabbiamento: un gruppo di politici e di persone in vista, notabili della DC, che regolarmente si trovano in una villa a Capocotta, per delle serata di festini a base di sesso e droga, sarebbero coinvolti nella vicenda riguardante la morte della giovane aspirante attrice. Un giornale di destra, “Il merlo”, pubblica una vignetta con gli uffici della Questura ed un piccione posato che tiene un reggicalze nel becco. Il significato della vignetta è legato a Piero Piccioni, figlio di Attilio, ministro degli Esteri del governo De Gasperi, che avrebbe portato in questura gli abiti mancanti di Wilma. Reggicalze compreso.
Lo scandalo che distrugge il governo
Silvano Muto è il principale accusatore di Piccioni figlio, è l’autore di un articolo con delle accuse molto dure, pubblicato su ‘L’Attualità, dove viene riportata la testimonianza di Adriana Concetta Bisaccia, un’altra aspirante attrice, che avrebbe assistito alla morte accidentale di Wilma. Entrambe erano ospiti, quella sera, in casa la Montagna. Il corpo della 21enne sarebbe stato scaricato in riva alla spiaggia, la Bisaccia dichiarerà che alla festa giravano delle sigarette drogate. Lo scandalo arriva a travolgere il governo, in primavera l’esecutivo del presidente De Gasperi non ottiene la fiducia, il 17 agosto il presidente della Repubblica Einaudi incarica Giuseppe Pella di formare un governo provvisorio.
La nuova testimonianza
A sostenere la pista dei festini spunta una nuova testimonianza: Augusta Moneta Caglio, soprannominata il cigno nero per via dei suoi capelli corvini e del collo lungo. La giovane è a sua volta un’aspirante attrice, ex amante del la Montagna e conferma i festini a luci rosse nella villa e la presenza di Wilma. La indagini vengono così riaperte e nello scandalo viene trascinato Piccioni, la Montagna e il questore Saverio Polito, accusato di aver insabbiato tutto.
Il processo
Il processo si apre tra i flash della stampa, a salir sul banco a testimoniare la notissima attrice, Alida Valli, fidanzata del Piccioni. Secondo l’attrice Piccioni si trovava con lei quella sera, lo scagiona così da ogni accusa mentre Muto, la Moneta Caglio e tutti quelli che hanno sostenuto le accuse contro gli eminenti dell’alta società romana vengono condannati per calunnia.
Cosa è accaduto a Wilma? Le tre ipotesi
Una soluzione concreto al caso di Wilma Montesi non è mai arrivata. La sua morte potrebbe essere stata un’occasione per i nemici politici, per minare la credibilità di un governo già traballante. Oppure l’ipotesi dei festini, dai retroscena più torbidi, è veritiera e la giovane attrice potrebbe essersi fatta travolgere dall’ambiente della nobilita capitolina con tutte le sue inquietanti sfaccettature. Riesce però difficile pensare che, il corpo di Wilma, accertato intatto dall’autopsia, si stesse preparando per una serata di dissolutezze. Potrebbe essere allora vera la terza ipotesi, quella più ‘banale’, del malore. Ovvero che la giovane Wilma, dopo aver mangiato un gelato, abbia immerso i piedi nel mare gelido e colta da un malore, dopo essere svenuta sia anche affogata.
Eppure il mare ha avuto la grazia di posizionare il corpo di Wilma con un braccio disteso lungo il fianco, le gambe allineate, l’altro braccio piegato con la bocca sotto il mento, come se stesse dormendo.