Si sono riuniti ieri mattina all’Ospedale Spallanzani di Roma i ricercatori dell’ARSI, Associazione Ricercatori in Sanità Italia, per chiedere una regolarizzazione definitiva del proprio ruolo e porre fine al precariato
“In due anni di Pandemia ci è stato richiesto un impegno totale. Con il mio gruppo di immunologia eravamo esperti nel combattere la tubercolosi, eppure dopo appena un mese dalla comparsa del Covid ci siamo dedicati totalmente a questo nuovo virus”: ricorda il difficile biennio appena trascorso Gilda Cuzzi, infermiera specializzata che lavora presso l’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, riferimento nazionale per lo studio e la cura delle malattie infettive. Medici, infermieri e ricercatori hanno aderito alla protesta promossa dall’ARSI, l’Associazione Ricercatori in Sanità Italia, per reclamare la fine del precariato nel mondo della ricerca e dire basta al sistema della cd “Piramide”.
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“A tutt’oggi non abbiamo un contratto stabile” – continua la Dott. Cuzzi – “Fino a 3 anni fa i nostri contratti erano semplici co.co.co rinnovabili annualmente, ma nel dicembre 2019 il Ministero della Sanità creò la “Piramide della Ricerca”, un contenitore dove siamo stati inseriti nel CCNL con un contratto a tempo determinato di 5 anni rinnovabile per altri cinque. Pur essendoci stato un miglioramento, questo provvedimento non ha però risolto la nostra situazione di incertezza e precarietà, che coinvolge tutti i ricercatoiri ed i collaboratori di ricerca”.
Precarietà infatti rimane la parola chiave per capire i motivi di protesta di questi lavoratori a cui il Paese, negli ultimi due anni, ha spesso riservato parole di elogio per l’impegno e la dedizione nell’affrontare l’emergenza. Nel parlare di medici, ricercatori e personale ospedaliero che a vario titolo è sceso in prima linea contro un morbo sconosciuto, TV e giornali hanno spesso usato il termine “eroi”. Ma per non far rimanere questo termine un mero espediente retorico, i ricercatori chiedono di dare sostanza alle parole concretizzando le richieste di una stabilità lavorativa. Anche come chiaro segnale dell’importanza che hanno avuto i presidi pubblici (e dunque la Sanità) nel prendersi cura della popolazione.
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“Nel 2019, al momento dell’Istituzione della famosa “Piramide” eravamo più di 2mila. Ora siamo rimasti in 1289 ricercatori e collaboratori di ricerca. Come mai? Perchè se la prospettiva lavorativa è il precariato perpetuo, le persone per avere un futuro ovviamente faranno altro. E questo rappresenta una perdita enorme per tutta la collettività: il soggetto studia, si forma e al momento di essere inserito in un percorso lavorativo…andrà a fare altro per non vivere nell’incertezza. Qui difendiamo la ricerca pubblica, siamo ricercatori e collaboratori di ricerca sanitaria, il nostro lavoro interessa la Comunità nell’ordinario o, come si è purtroppo visto in questi anni, di fronte alle emergenze” ha aggiunto la Cozzi.
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Anche per questo la richiesta che i lavoratori riuniti stamani allo Spallanzani è chiara: “Noi ci siamo, il nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti. Vengano dunque istituiti i nostri ruoli in pianta stabile. Chiediamo una risposta al Ministro Speranza e la chiediamo a gran voce, con tutto il nostro cuore e con tutto l’amore che abbiamo verso il nostro lavoro”.