Continua il viaggio di MeteoWeek alla scoperta del reddito di base, una prospettiva rivoluzionaria che può cambiare la nostra società.
Come i nostri lettori più affezionati ormai sanno, il reddito di base è un reddito universale riconosciuto a tutti, adulti e bambini come diritto fondamentale ed inalienabile dell’essere umano. Da decenni le migliori università del mondo studiano questa ipotesi e la giudicano fattibile ed estremamente utile alla società. La nostra è una società nella quale il lavoro si va estinguendo e le disparità sociali si fanno ogni giorno più drammatiche e stridenti.
Un gruppo di donne e uomini ha portato questa idea rivoluzionaria al cospetto dell’Unione Europea ed oggi un referendum europeo interroga tutti i cittadini dell’Unione. Ci sembrava giusto parlare con chi sta rendendo possibile questa utopia, che però è un’utopia solo apparente, mentre in realtà è qualcosa di molto concreto. Questa volta ascoltiamo lo stato dei lavori direttamente dalla voce di Michele Gianella, coordinatore italiano dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per un reddito di base incondizionato.
“Beh, ce n’è più di uno. La prima sorpresa, molto piacevole, è stata la fiammata di firme iniziale. Grazie ad un lungo lavoro di networking fatto da BIN Italia (il nodo italiano del BIEN, la Rete Mondiale per il Reddito di Base), nei mesi precedenti all’inizio della raccolta firme, siamo riusciti a raccogliere in poco più di due settimane le 4300 firme che nel 2013, anno di una ICE molto simile, erano state raccolte in un intero anno. La vera sfida è iniziata poco dopo, quando si è trattato di portare a firmare gli indecisi. E lì mi sono trovato di fronte a una sfida sconcertante, che chiamerei “convincere i convinti”. Non si contano ormai le dichiarazioni di politici, alti dirigenti, personalità pubbliche che in questi mesi hanno difeso l’idea del Reddito di Base in generale. Quando però, incoraggiato dalle loro dichiarazioni, li contattavo per chiedere sostegno alla nostra ICE in particolare – attraverso una segnalazione sui loro canali social, per esempio – spesso neppure mi rispondevano.”
MeteoWeek: Come ti spieghi questo paradosso?
“Ci sono tante spiegazioni per questa contraddizione: la più semplice è che non volessero correre il rischio di spendere la reputazione su un tema che alcuni possono giudicare controverso, su richiesta di un gruppo di cittadini che nemmeno conoscevano.”
MeteoWeek: Quale può essere la soluzione?
“La soluzione sta nel diffondere la consapevolezza dello strumento ICE in generale (che molti confondono con le “solite” petizioni, quando invece ha valore vincolante per la Commissione Europea, se portata a termine con successo) e l’informazione di questa ICE in particolare. In quest’ottica, l’attenzione dedicata al tema da un sito come MeteoWeek è stata provvidenziale: basta scorrere le statistiche sulla raccolta firme (disponibile online, o su richiesta) prima e dopo l’inizio dei vostri articoli sul tema, per misurare la differenza fatta. Una differenza che ha ispirato tutti i gruppi locali Europei. Invito perciò redattori e lettori a continuare a fare da amplificatori di questa ICE: il tempo corre, e la posta in gioco si fa ogni giorno più alta.”
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