In Russia non c’è solo il partito della guerra. Una lista di defezioni illustri potrebbe essere la spia di una frattura interna alle oligarchie russe.
La guerra ucraina ha portato alla luce le incrinature interne delle oligarchie russe? È lecito chiederselo vista l’aperta contestazione all’offensiva scatenata da Putin lanciata sui social da alcuni rampolli degli oligarchi. La prima defezione a fare rumore sui media è stata quella di Sofia Abramovich, erede dell’ex patron del Chelsea, che su Instagram ha preso le distanze dalla guerra. E come lei ha fatto Elizaveta Peskova, figlia primogenita del portavoce dello “Zar” Dmitry Peskov.
Contestazioni come spia di fratture interne alle élite russe?
In verità le due ereditiere hanno fatto presto dietrofront cancellando dal web le loro prese di posizione. Ma non ci sono solo loro. Adesso altri vip russi si stanno aggiungendo al coro dei critici della guerra voluta da Mosca. È la spia di un disagio, certo, ma non della società russa nel suo complesso, il cui tenore di vita medio è lontano anni luce da quello ostentato sui social dalle figlie dei super-ricchi. Qui si parla delle élite che devono al Cremlino gran parte delle loro fortune.
È quella parte di Russia cosmopolita, sedotta dall’Occidente, del quale ha adottato lo stile di vita opulento ostentando l’immagine sfarzosa di una nuova Russia affacciatasi sul mondo. E secondo il “Corriere della sera” potrebbe esserci qualcosa di più, dietro a questa dissidenza, di una frattura tra generazioni. Il sospetto insomma è che questi giovani veicolino piuttosto l’insofferenza delle loro influenti famiglie, come se fossero il canale usato per trasmettere un messaggio. Difficile spiegare in altra maniera l’elenco – che si allunga sempre di più – delle prese di distanza comunicate via social dai giovani delfini dell’oligarchia russa.
Le élite russe tra falchi e colombe
Su Instagram ha esternato contro la tragedia della guerra anche Karina Boguslasvkj, figlia di Irek, parlamentare di Russia Unita e amico personale di Putin. Ma soprattutto, sempre su Instagram, è arrivato il “niet” alla guerra da parte dell’influencer Ksenija Sobchak, celebre conduttrice della tv di stato. In patria è definita la Paris Hilton russa a causa del tenore di vita non esattamente improntato a sobrietà. E oltre ai no alla guerra è arrivato anche il plauso alla mamma, la senatrice Ljudmila Narusova, uno degli unici due membri della Duma — su 411 — ad essersi schierati contro la guerra voluta da Putin. Da notare che il padre di Ksenija era quell’Anatoly Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo morto nel 2000, che aveva preso sotto la sua ala protettiva Putin e l’ex primo ministro Dmitrij Medvedev.
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Anatoly Sobchak è stato il principale artefice del “clan del Cremlino”, l’élite che controlla i colossi statali come Gazprom. Ma ora la defezione della figlia potrebbe essere il segnale che qualcosa si è rotto nell’antico patto di ferro tra i padri. Qualcosa di simile vale per Maria Yumasheva, figlia dell’oligarca Valentin Yumashev, potente immobiliarista proprietario di gran parte della “City” moscovita, oltre che nipote di quel Boris Eltsin che di Putin è stato mentore e principale sostenitore. Anche se, in questo caso, va detto che da tempo i rapporti con lo Zar sono burrascosi.
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Qualche ramoscello d’ulivo sembra aver piantato radici anche in casa del falco per eccellenza, il ministro della Difesa Sergej Sojgu, forse il più grande sponsor dell’avventura ucraina. Il genero Alexej Stolyarov, marito della sua seconda figlia, si è augurato la pace come miglior regalo di compleanno. “Se son colombe”, conclude il Corriere, “un giorno fioriranno. Anche dalle parti del Cremlino”.