Una telefonata tra funzionari russi e francesi fa da tramite per la comunicazione tra i due presidenti. Da dicembre ad oggi sono intercorse 14 chiamate tra Putin e Macron
Il destino del nostro continente è appeso anche a una linea telefonica superprotetta che collega da dicembre scorso ad oggi Emmanuel Macron e Vladimir Putin. Si tratta di ben 14 telefonate occorse durante questi mesi. Nonostante fino a questo momento i risultati della diplomazia tra i due Paesi non abbia dato esiti di rilievo, a 15 giorni dall’inizio della guerra Russia Ucraina, resta un mezzo di comunicazione importante, da tenere aperto in quanto modo per continuare a dialogare.
Ogni telefonata ha una durata di circa un’ora e mezza, e si ripete puntualmente un rituale in cui ogni parola detta ha un certo valore e ogni piccola incomprensione può scatenare conseguenze serie. Un compito duro per Macron, che deve calarsi anche nelle vesti di intermediario tra Putin e Zelensky, dato che il leader russo non intende conversare con quest’ultimo in modo diretto.
È il quotidiano francese Le Figaro, a parlare delle conversazioni top secret tra Putin e Macron, e specifica che il leader francese, a forza di incontri in molteplici occasioni con il presidente russo, avrebbe imparato a conoscerlo. La procedura delle chiamate tra i due leader prevede una precedente conversazione tra i diplomatici dei due Paesi che si dicono:«Il mio presidente vuole parlare col tuo».
Poi si muovono le segreterie, che si accordano sull’orario del colloquio telefonico, e in seguito l’Eliseo chiama il Cremlino per organizzare l’incontro su una linea superprotetta. Poi, Macron si reca nel salone dell’Eliseo con altri 5 consiglieri, dopodiché comincia la conversazione. Si attivano anche i traduttori, cercando di garantire la miglior fluidità possibile nel dialogo, pesando ogni parola con grande precisazione, dato che è un periodo di altissima tensione.
Le Figaro scrive che i due capi di Stato «si danno del tu, come fanno colleghi in ufficio. Non per forza perché si apprezzano ma poiché si vedono regolarmente e a lungo andare ciò crea una forma di prossimità». Macron ha molto investito nel suo rapporto con il leader russo, ricevendolo a Parigi nel 2017, e poi a Bregancon nel 2019. Le Figaro spiega ancora: «Ogni volta con un piccolo regalo, che non ha fatto intenerire il presidente russo. Quanto basta invece per fargli alzare un sopracciglio e prestare la sua attenzione quando Emmanuel Macron gli parla oppure per mantenere aperto il filo del dialogo».
Si pensi che qualche minuto prima che Putin parlasse alla Russia per il riconoscimento delle Repubbliche del Donbass, il leader russo aveva avvisato Macron chiamandolo. Tra i due c’è uno scambio di opinioni molto diplomatico, ma in determinate situazioni il dialogo si fa più diretto. Macron avrebbe raccontato lo scorso 7 febbraio, prima di incontrare Putin al Cremlino, di aver «capito alcuni dei suoi meccanismi intimi, che sono culturali, storici e legati al risentimento degli ultimi 30 anni».
Quando Putin gli ha esposto l’intenzione di denazificare l’Ucraina, Macron avrebbe tentato di fermarlo, spiegandogli la sua visione delle cose, ovviamente totalmente opposta. Macron ha avvisato il leader russo di star per compiere «un grave errore: l’Ucraina non è un regime nazista, è una menzogna».
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Il fatto che comunque Mcron abbia un filo diretto con Putin è attualmente, nonostante non basti per fargli cambiare direzione, un canale aperto da tenere in piedi. La pace in Europa è quindi parzialmente legata a questo rapporto, seppur non esattamente solido.
Membri del team del presidente francese hanno raccontato a France Info che «non parlare a Putin non consentirebbe di trovare soluzioni diplomatiche. Abbiamo bisogno di un contatto con lui per trasmettere il messaggio dell’importanza del cessate il fuoco e del rispetto del diritto umanitario». Hanno inoltre ribadito l’essenzialità di tenere in piedi il rapporto.
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Sylvie Bermann, ambasciatrice francese in Russia per due anni (2017-2019), ha sottolineato che «può sembrare un risultato davvero limitato, ma in diplomazia il successo non si valuta dopo una giornata ma sul lungo termine. Quindi sarebbe ancora peggio e più pericoloso se nessuno fosse in grado di parlare a Putin».
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