L’effetto del conflitto ha causato la cancellazione di tutte le prenotazioni. Il titolare di Sud Italia:«È una batosta»
Prima che cominciasse l’emergenza Covid19, Ischia poteva contare su un vasto raggio di turisti russi, tant’è che nel 2019, i visitatori del suddetto Paese sono stati 300mila. Quest’anno, l’auspicio era di ripartire «da lì, da un mercato che rappresentava il 60% del totale della spesa extra Ue», come fa presente Marco Bottiglieri (AssoTurismo Confesercenti Campania), «con scontrino medio elevatissimo e incassi che ci avevano suggerito un’accoglienza dedicata, con personale e tour operator in lingua russa».
Saverio Presutti, titolare di Sud Italia, racconta che la sua impresa «avrà un crollo del fatturato di 8 milioni di euro». Eugenio Ossani, titolare del Grand Hotel Punta Molino, spiega che la questione «è quanto Ischia aveva previsto di recuperare con il ritorno dei russi, la cui presenza nel 2019 ha rappresentato il 40% dei fatturati. Abbiamo il 100% delle prenotazioni cancellate. E anche se la guerra finisse domani, la macchina delle restrizioni economiche resterà in moto».
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Il proprietario del Regina Isabella, ha detto di stimare una perdita pari al 15%, «con ricadute importanti sui ristoranti di prima fascia e sulle boutique. Dovremo puntare su target alternativi come quello americano».
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Ma il crollo turistico russo avrà delle conseguenze molto serie anche nelle Costiere e a Capri, dove come ribadisce Iaccarino di Federalberghi Campania, «per chi lavora con i clienti facoltosi le ricadute sono gravi, ma il calo sarà anche nella fascia media, che rappresenta il 30% dei flussi».