Aggiornato piano d’emergenza nucleare dopo 12 anni: sigillarsi in casa, i tre step previsti dal documento della Protezione Civile. Il governo però assicura: “Emergenza al momento inesistente nel nostro Paese”.
Dati gli ultimi sviluppi offerti dal conflitto che vede coinvolte Russia e Ucraina, il governo ha pubblicato un documento relativo all’attività di prevenzione atta a ridurre o eliminare i possibili danni legati al rischio nucleare. Stilato dunque il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, disponibile alla consultazione sul sito ufficiale della protezione civile. Tale piano individua le misure per fronteggiare le conseguenze di eventuali incidenti che possono verificarsi in impianti nucleari al di fuori dell’Italia, ma per i quali è comunque richiesto un coordinamento delle risorse a livello nazionale.
Piano nazionale per la gestione delle emergenze nucleari, i tre step
Ad aggiornare il piano è stato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, in data primo marzo, e dopo ben 12 anni dall’ultima modifica effettuata. Una strategia necessaria, soprattutto alla luce delle minacce ventilate da Putin in in caso di interferenza, da parte dei Paesi occidentali, nella sua campagna d’invasione dell’Ucraina. In ben 82 pagine di documento, allora, viene spiegato a tutti i cittadini come bisogna comportarsi in caso di esposizione a radiazioni.
In base alla distanza del luogo dell’incidente o dell’esplosione, sono stati individuati tre step: il primo va seguito nel caso in cui l’Italia risulti entro i 200 km dal luogo di interesse; il secondo, nel caso in cui si parli di distanze comprese tra i 200 e i 1.000 km dai confini; infine, l’ultimo step offirebbe linee guida per lo scenario meno preoccupante per il nostro Paese, con un incidente avvenuto a oltre 1000 km di distanza dai nostri confini.
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Ecco, nello specifico, quanto prevedono i tre livelli di emergenza:
- Entro i 200 km: la popolazione viene invitata a chiudersi a casa, per non oltre due giorni; disposta la iodioprofilassi per ragazzi, giovani adulti e donne incinte (a meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione), così come anche il blocco del traffico;
- Tra 200 e 1000 km: livello d’emergenza che deve considerare diversi fattori, quali condizioni meteo, venti e precipitazioni. Previsti interventi indiretti sul territorio, controlli su verdura a foglia larga e frutta, latte, sulla filiera agroalimentare e sui prodotti importati dall’estero;
- Oltre 1000 km: data la distanza del luogo dell’incidente, sono previsti controlli sui prodotti in arrivo dall’estero, e viene disposto il rientro in sicurezza dei cittadini italiani eventualmente esposti alle radiazioni.
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Il piano prevede il continuo monitoraggio dell’evoluzione dello scenario incidentale considerato. Nella fase iniziale viene segnalato il verificarsi dell’evento e il passaggio della nube tossica; nella fase intermedia si segnala la deposizione al suolo delle sostanza radioattive; l’ultima fase, con situazione esistente e programmata, prevede l’ottimizzazione della strategia di protezione. L’aggiornamento del piano, però, non deve destare preoccupazione: i governo italiano ha infatti rassicurato che non vi è ancora alcun tipo di allarme. “Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la protezione civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”, sottolineano dall’esecutivo.