Perché gli Usa stanno vincendo la guerra del gas (e la Ue la sta perdendo)

La crisi del gas sta danneggiando soprattutto l’Europa mentre gli USA sembrano invece beneficiare della crisi energetica.

La crisi del gas scoppiata a causa della guerra ucraina non ha colpito tutti i paesi allo stesso modo. Al momento gli Usa sembrano essere usciti vincitori da questa crisi, e questo per motivi geografici e di relazioni commerciali. Non per nulla il bando all’importazione di gas e petrolio dalla Russia è stato applicato solo da Stati Uniti e Regno Unito. L’Europa, che deve fare i conti con una devastante crisi energetica, ha seguito invece una strada differente.

Perché gli Usa stanno vincendo la guerra del gas

Cheniere Energy, il maggiore esportatore americano di GNL – Meteoweek

La risposta del vantaggio anglo-americano nella guerra del gas sta in una sigla: GNL, ovvero Gas Naturale Liquefatto. Stando a un’analisi della Reuters la dinamica è chiara: gli Usa esportano quantitativi da record di gas nella Ue per il terzo mese di fila e con prezzi in crescita dopo l’attacco russo all’Ucraina, mentre in Europa il costo del gas ha raggiunto il massimo storico nello stesso momento in cui venditori americani di GNL perfezionavano progetti che consentiranno loro di immettere abbondanti quantitativi di gas di scisto sul mercato internazionale.

Affari d’oro per le multinazionali americane del gas

Ad avvantaggiarsene saranno i principali gruppi come Cheniere Energy, il maggiore esportatore americano che ultimamente ha sottoscritto svariati accordi a lungo termine per poter vendere GNL. Stesso discorso per commercianti di materie prime come Trafigura e Gunvor, oltre ad alcune società giapponesi attive nei processi di liquefazione degli Usa. Tutte queste corporation hanno destinato al più remunerativo mercato europeo carichi inizialmente destinati ad altri mercati. Così i prezzi spot del GNL sono schizzati verso l’alto fino a un livello record che la scorsa settimana ha sfiorato i 60 dollari per milione di unità termiche britanniche (mmBtu), per un valore circa dieci volte superiore a quello di di un anno fa. E per giunta ci sarà con ogni probabilità un nuovo rialzo dei prezzi dopo che martedì gli Usa hanno vietato le esportazioni di gas e petrolio dalla Russia.

Le previsioni della US Energy Information Administration stimano che nel 2022 l’export Usa di GNL arriverà a 11,4 miliardi di piedi cubi al giorno (bcfd), una quota pari circa al 22% della domanda mondiale prevista per il prossimo anno. Stando agli analisti di Goldman Sachs gli Usa così supererebbero sia l’Australia che il Qatar, che allo stato attuale sono i due maggiori esportatori di GNL.

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“I prezzi sono aumentati così tanto in Europa che i commercianti di carichi di GNL preferirebbero pagare milioni di dollari in sanzioni per la mancata consegna ad altri Paesi per l’opportunità di vendere i carichi a un premio agli acquirenti europei”, ha detto Oystein Kalleklev, Ceo dell’armatore FLEX Gestione del GNL. Solo nell’ultimo trimestre gli Usa hanno dirottato verso il vecchio continente decine di carichi di GNL originariamente destinati all’Asia (in media ogni carico è pari a circa 3 miliardi di piedi cubi di gas), arrivando a toccare, nei primi due mesi dell’anno, quota 164 carichi, cifra record delle spedizioni americane di gas in Europa (il massimo era stato di 125 carichi nel 2020).

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Il mercato del GNL sta profondamente mutando, coi paesi in via di sviluppo (il Pakistan ad esempio) in forte competizione coi prezzi elevati che i paesi Ue sono pronti a pagare per il gas, col rischio di farli dipendere da risorse inquinanti come il carbone per sostenere la loro domanda energetica. I pakistani, riferisce Reuters, sono stati costretti a rivolgersi al mercato spot perché Eni e Gunvor, due dei loro maggiori fornitori a lungo termine di GNL, non hanno consegnato carichi previsti per marzo.

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