I prodotti Made in Italy più venduti in Russia sono vino, spumanti, caffè, olio di oliva e pasta, per un valore totale di quasi 290 milioni.
Alle sanzioni economiche applicate dall’Unione europea contro il suo Paese, il presidente russo Vladimir Putin ha risposto con un elenco di Stati ostili, tra cui compare anche l’Italia. Il decreto, ha fatto sapere Mosca, vieta i movimenti di import ed export verso questi territori e punta a colpire i settori più “sensibili per coloro a cui si rivolge”. E infatti per l’Italia Putin ha scelto proprio uno dei punti deboli: il Made in Italy. Tra i prodotti tipici della dieta mediterranea più venduti in Russia ci sono infatti il vino e gli spumanti per un valore che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro.
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Le forniture di vino italiano in Russia
L’Italia nello specifico si piazza al primo posto, davanti anche a Spagna e Francia, nella classifica degli Stati che forniscono il vino al paese di Putin. Nel 2021 per esempio è stato registrato un boom della domanda di spumanti, a partire da Prosecco e Asti. Molto apprezzati sono stati anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Con quest’ultimo provvedimento, il presidente russo rischia di far scomparire completamente il Made in Italy dal suo Paese, andando a peggiorare una situazione già in bilico. In vigore c’è già un embargo infatti, deciso da Putin nel 2014 come risposta alle sanzioni europee ed extraeuropee a seguito dell’annessione della Crimea.
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I danni dell’embargo del 2014
Un danno economico per l’Italia che è arrivato ad ammontare a un miliardo e mezzo negli ultimi 7 anni e mezzo. Tutti soldi persi per le esportazioni agroalimentari italiane, e a cui si aggiungeranno le conseguenze dell’ultimo decreto russo. Secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat lo stop alla vendita dei prodotti che erano scampati all’embargo, come vino, pasta e olio, lo scorso anno hanno raggiunto il valore di 670 milioni di euro con un aumento del 14 per cento rispetto al 2020.