Da mesi la Cina compra e immagazzina enormi quantità di grano. Il sospetto è che il Dragone sapesse da tempo dei piani russi in Ucraina.
«A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina». Cita una delle battute più famose di Giulio Andreotti il Corriere della Sera per dire che sono in tanti, adesso, a sospettare che la Cina avesse saputo con largo anticipo della guerra che Mosca voleva lanciare in Ucraina. Come si spiega altrimenti la mossa inconsueta sui mercati da parte di Pechino verso la fine del 2021? All’epoca la Cina si era lanciata in una operazione che appariva insensata, cominciando a far lievitare i contratti a termine del grano, arrivati a superare i 1.214 dollari alla Borsa di Chicago, il valore massimo raggiunto nel corso della storia.
Quando un paese al mondo comincia a fare incetta di qualche materia prima il prezzo ineludibilmente si impenna: è una regola basilare del gioco tra domanda e offerta. Se però a farlo è un paese come la Cina, ricorda il Corriere, con la possibilità di fare enormi economie di scala e capace di una smisurata domanda interna (con la sua popolazione di 1,3 miliardi di abitanti), a quel punto il mercato è colpito da qualcosa di analogo a un terremoto. Nei primi sei mesi del 2022 la Cina sarà arrivata a acquistare e immagazzinare qualcosa come il 60% del grano presente nei mercati di tutto il mondo. Si dà il caso che il primo produttore mondiale di grano sia proprio l’Ucraina, nota appunto come il «granaio d’Europa», che, prosegue il Corriere, con ogni probabilità è stato «ignaro fornitore» del Dragone cinese, non potendo certo prevedere gli eventi che si sarebbero susseguiti nei mesi successivi.
Erano stati in molti a chiedersi la ragione della strategia cinese. Qualcuno si era chiesto se Pechino non intendesse premunirsi contri gli effetti dei cambiamenti climatici che nel breve-medio periodo avrebbero spinto i cinesi a fare provviste di cereali nell’eventualità di una carenza di derrate alimentari. Ma ora, col senno di poi, ha preso piede l’ipotesi che la Cina potesse invece essere stata a conoscenza con largo anticipo dei progetti russi di invadere il «granaio d’Europa». Questo farebbe pensare a una nuova alleanza tra Mosca e Pechino, cruciale ai fini di un nuovo ordine mondiale.
A ottobre 2021 Qin Yuyun, responsabile delle riserve di grano presso la National Food and Strategic Reserves Administration, aveva reso nota la strategia della Cina, intenzionata a mantenere un “livello storicamente elevato” di prezzi attraverso un massiccio acquisto di materie prime alimentari. All’inizio di quest’anno, un mese e mezzo prima dell’invasione russa, la Commissione Europea aveva presentito il problema attraverso una richiesta a firma di Antonio Tajani e della delegazione Italiana Forza Italia-Ppe al Parlamento europeo. Si chiedeva alla Ue un intervento sui prezzi agricoli per arginare l’aggressiva politica alimentare cinese, che aveva raccolto «il 69% delle riserve mondiali di mais, il 60% di quelle di riso e il 51% di grano».
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Nel corso dei primi otto mesi del 2021, prosegue l’analisi del Corriere, Pechino aveva importato generi alimentari per un valore pari a circa 98,1 miliardi di dollari, acquistando derrate anche tramite giganti del comparto sotto l’indiretto controllo del governo cinese. Ad esempio Wh Group, primo gruppo cinese nel campo della carne, aveva fatto spesa in Europa rilevando imprese in Germania, Polonia e Olanda. A completare il quadro è sopraggiunta l’odierna crisi energetica, andata a impattare anche sulla catena di approvvigionamento alimentare. Da mesi i costi dei fertilizzanti base dell’agricoltura (ad esempio l’urea) sono esplosi verso l’alto. Adesso è arrivato il terremoto di una guerra su larga scala sul suolo ucraino, primo produttore al mondo di grano ma anche di olio di girasole.
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Sul piano della produzione annuale di cereali la Cina ha pressoché raggiunto l’autosufficienza alimentare, con una produzione che nel 2021 ha superato i 650 miliardi di chilogrammi per il settimo anno di fila. E questo non solo in riferimento alla capacità di approvvigionarsi di riso e di farina, ma anche nel campo cerealicolo e dell’olio. E lo scorso 8 febbraio, durante i giochi invernali di Pechino, la Cina ha fatto uno step ulteriore siglando un accordo con la Russia per importare grano e orzo. C’è dunque, conclude il Corriere, da aspettarsi brutte sorprese sul fronte del costo di pane e pasta, latte e carne (condizionati dal prezzo del mais).
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