Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco spiega perché l’ipotesi dell’origine artificiale del Covid ha un fondamento solido.
Ritorna ad affacciarsi l’ipotesi che il Covid possa essere sfuggito da un esperimento di laboratorio. A rilanciarla è stato Giorgio Palù, interpellato dal Corriere della Sera. A giudizio del presidente dell’Aifa il salto di specie da animale a uomo potrebbe essere stato provocato accidentalmente a partire “da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro”. A rafforzare la tesi dell’incidente, spiega Palù, c’è il fatto che il ceppo originale del virus – quello di Wuhan – presenta un tratto specifico: il gene che produce la Spike – la proteina che serve al virus per agganciarsi alla cellula da contaminare – presenta una sequenza di 19 lettere di fondamentale importanza perché permette al morbo di unirsi alle cellule umani e provocare la patologia. Il punto è che questa sequenza, che appartiene a un gene umano, risulta assente da tutti i genomi – umani e non – ad oggi sequenziati. Le possibilità che si tratti di una coincidenza casuale, spiega Palù, sono “pari a circa una su un trilione”.
Plausibile l’ipotesi di un incidente di laboratorio, ma serve collaborazione della Cin
È plausibile pensare che possa trattarsi di una sperimentazione a scopi di ricerca, non mossa da un disegno doloso, afferma il virologo trevigiano. Certo non il primo caso di un virus sfuggito accidentalmente dai laboratori ad alta sicurezza. Altre ipotesi parlano invece di un passaggio diretto dal pipistrello all’uomo, di un passaggio indiretto mediato da un ospite intermedio (si è ipotizzato il pangolino) oppure di una sequela di scambi tra animale e uomo. Tra le ultime ricerche, ricorda Palù, ve ne sono alcune, in particolare quelle che si servono della bioinformatica per analizzare lo sviluppo del virus, che spingono in questa direzione. Al momento però risulta assente la prova decisiva che attesti l’origine naturale della malattia. Ancora non è stato individuato l’ospite intermedio, senza contare che “RaTG13, il virus del pipistrello Rhinolophus affinis il cui genoma è al 97% identico al Sars-CoV-2, ha scarsa capacità di infettarci”. Per scoprire quale delle due ipotesi sia la più accreditata (salto di specie naturale o origine artificiale del virus) servirebbe la cooperazione della Cina, come auspicato in più occasioni da Oms e dalla comunità scientifica.
LEGGI ANCHE -> Bollettino coronavirus 6 marzo: i primi dati
Arrivare a individuare il possibile ospite intermedio – continua il presidente dell’Agenzia del farmaco – permetterebbe di rimontare alla fonte di partenza del contagio e arrestare la diffusione epidemica, come è successo nel caso di altri virus arrivati da specie animali. Resta difficile fare previsioni sull’andamento della pandemia da qui a qualche mese, anche se si prospetta un’evoluzione favorevole visti i dati attuali e l’avvicinarsi dei mesi più caldi che rendono la vita difficile ai virus che si trasmettono per via aerea.
LEGGI ANCHE -> Minaccia la ex e la insegue fino alle porte della caserma: 31enne finisce in manette
Palù ha anche parlato del nuovo vaccino Novavax: il virologo si dice convinto che lo zoccolo duro dei no vax irremovibilmente contrari alla vaccinazione (una piccola minoranza, ad ogni modo) non si sottoporrà mai ad alcun vaccino. Novavax, oltre alla provata efficacia e sicurezza, ha soprattutto un altro grande vantaggio: quello di poter essere conservato anche per mesi sia a temperature da frigorifero, attorno a i tre-quattro gradi, che a temperatura ambiente. Questo ne agevolerà l’uso a vantaggio di quelle aree del mondo che non possono disporre di una catena del freddo e devono essere immunizzate per arrestare la crisi pandemica.