Palù, nuovi indizi su Covid: “Virus uscito da laboratorio cinese, manipolazione per scopi di ricerca”

Secondo il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, vi sarebbero nuovi indizi sul Covid: “Virus uscito dal laboratorio cinese, manipolazione per scopi di ricerca”. Manca ancora “la prova regina che suffraghi l’origine naturale”.

palù covid uscito da laboratorio cinese - meteoweek
Palù, “Covid uscito da laboratorio cinese” (foto di archivio) – meteoweek.com

Secondo quanto spiegato in un’intervista al “Corriere della Sera”, il virologo e presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco Giorgio Palù avrebbe avanzato l’ipotesi che il virus responsabile della pandemia di Sars-CoV-2 possa essere uscito per errore da un centro di ricerca cinese. “Lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro”, ha infatti spiegato il virologo ai giornalisti che lo hanno raggiunto.

“Virus uscito dal laboratorio per errore, manipolazione per scopi di ricerca”

“Si può ipotizzare una manipolazione effettuata per soli scopi di ricerca”, ha spiegato il presidente dell’Aifa nella recente intervista, sottolineando comunque che un episodio del genere non vada comunque ricollegato ad “intenzioni malevole”. La stoia insegna, infatti, che non si tratterebbe della pima volta “che un virus scappi per sbaglio da un laboratorio ad alta sicurezza”.

Secondo Palù, in effetti, lo scopo del team di ricerca di Wuhan, in effetti, potrebbe essere stato quello di scoprire se certi virus di mammiferi (quali ad esempio quelli di pipistrello, come nel caso del nuovo coronavirus) possano avere un eventuale pandemico, e analizzare al contempo quali caratteristiche genetiche possano contribuire a una simile evoluzione. A portare su questa ipotesi, infatti, sarebbe “un dato suggestivo che andrà comunque confermato da ulteriori verifiche di altri ricercatori”.

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Al cento di questa ipotesi vi è in effetti il prototipo che sarebbe patito dalla città di Wuhan, e che ha poi cominciato a manifestarsi con forme gravi di polmonite. Sia il prototipo che tutte le varianti derivate presentano una caratteristica “peculiare”. Si tratta di una sequenza di 19 lettere inserita nel “gene che produce la proteina Spike”, sfruttata dal virus per infettare il suo “ospite”. Tale sequenza sarebbe dunque “appartenente a un gene umano” ma “assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali, sinora sequenziati”. Difficile che possa trattarsi di un evento casuale, questo – il virologo parla di “una probabilità su un trilione”.

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Inoltre, nonostante tutti gli studi finora svolti, manca ancora “la prova regina che suffraghi l’origine naturale”. Questo poiché se “da un lato non si è ancora trovato l’ospite intermedio”, dall’altro il virus del pipistrello (che ha un genoma al 97% identico al Sars-CoV-2) “ha scarsa capacità di infettarci”. In questo senso, dunque, “per validare quale delle ipotesi in campo sia più verosimile” sarebbe necessaria “la collaborazione delle autorità cinesi”.

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