Guido Rasi, Professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata, parla a Meteoweek degli scenari dei prossimi mesi, tra allentamento delle restrizioni, l’arrivo di un nuovo vaccino e l’importanza di una reale formazione
“La campagna vaccinale in termini generale è andata molto bene”
Esprime soddisfazione Guido Rasi, Professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del team di esperti del Generale Figliuolo, sull’andamento della campagna vaccinale, con la maggioranza della popolazione vaccinata, gran parte della quale con terza dose.
Anche sull’utilizzo della certificazione vaccinale per accedere ai locali e frequentare luoghi affollati come ad esempio i mezzi pubblici, il Prof. Rasi reputa il ricorso al Green Pass, in un momento molto difficile in cui i numeri dei contagiati destavano preoccupazione, una buona soluzione.
“Il Green Pass è stato uno strumento fondamentale, alternativo all’obbligo vaccinale. Secondo me è bene portarlo sino al 31 marzo, dopo faremo valutazioni oggettive sulla circolazione virale, sullo stato di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive per vedere, in caso positivo, come alleggerire progressivamente questo tipo di restrizioni”
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Sull’arrivo del nuovo vaccino (Novavax), sebbene arrivato un pò tardi, il Prof. Rasi rileva come esso venga “percepito come un vaccino più rassicurante perchè basato su una tecnologia consolidata da decenni. Se questo era il dubbio per gli scettici, bene venga che ciò li rassicuri. Il livello di efficacia sembra simile anche per la variante Omicron a quelli già in commercio. Ripeto, se questo è un motivo di rassicurazione che spingerà a vaccinare gli ultimi scettici, ben venga.”
Un’ultima battuta il Professore la riserva alla lezione che dobbiamo imparare come collettività per cambiare l’organizzazione e l’efficienza della nostra Sanità.
“Dobbiamo avere un uso meno burocratico per l’accesso alle cure. Perchè abbiamo usato 40mila monoclonali quando ne abbiamo comprati 200mila? La risposta, magari semplificata, è che c’è stata una incapacità di riorganizzare rapidamente il territorio. In USA i farmaci antivirali, una cura che dura 5 giorni, li stanno mettendo in farmacia, da noi ci vuole un iter burocratico non indifferente per averli. Non si fa una formazione rivolta al medico che dura 15 minuti. Insomma sburocratizzare, riorganizzare la territorialità della Sanità e migliorare la formazione, uniformando gli standard di cura e ricovero per tutta Italia“.