La scrittrice Karolina Frankov: “Quando l’Ucraina sterminava a centinaia i civili a Donbass”

La scrittrice Karolina Frankov, pseudonimo di Olga Korotkikh nata in Russia nel 1975. Ha frequentato a Mosca dei corsi di letteratura e scrittura. Abita da molti anni in Svizzera, nel Canton Ticino. Sul suo profilo Facebook, ha scritto un post e ha riportato il suo pensiero, sofferto, amaro e doloroso, in merito al conflitto tra Russia e Ucraina, un duro sfogo, una voce fuori dal coro.

Questa foto pubblicata sui social media è di una bimba probabilmente vittima di un’azione militare nel Donbass, in Ucraina, fonte: Time

“Tanti mi chiedono perché non pubblico niente su quello che accade in Ucraina. Perché non commento e non dico quello che penso. Allora rispondo. Questo non perché mi sento sconvolta o spaventata e sicuramente non perché non ho coraggio di parlare. E che non vedo il senso di parlare. Ho parlato tanto nel 2014, 15, 16… quando Ucraina sterminava a centinaia i civili a Donbass. Anzi, ho gridato quando la città dove vive mia madre andava bombardata, quando i pezzi di carne.. gambe, braccia, teste dei bambini e dei vecchi erano letteralmente sparsi sui marciapiedi e nei parchi. Mi sembrava di vivere all’inferno quando vedevo le facce soddisfatte e sorridenti delle mie “amiche” ucraine alla vista delle foto dei cadaveri… quelli di Odessa, quelle persone bruciate vive. Ora. Ora mi sento anestetizzata emotivamente”

Fonte The Washington Post

E prosegue nel suo post: “Faccio fatica ad essere empatica. Mi sento in imbarazzo quando gli amici mi raccontano dello shock e della paura che provano, perché io non provo più niente. Per 8 lunghi anni mia madre sentiva gli spari, ululati delle bombe e le notizie dei nuovi morti. La gente di Donbass è abituata. Tutto questo è diventato una quotidianità. Qualcuno ha pregato per loro? Qualcuno di voi? O forse il presidente americano? O Europa? Sapete cosa dice la gente di Lugansk? Ve lo riferisco: Dio benedica Vladimir Putin e la Russia. Finalmente è stata avviata l’operazione di smilitarizzazione di Ucraina! Da parte mia posso solo augurare e sperare che nessuno in Ucraina vedrà i propri bambini nelle bare o a vivere con i moncherini e con le protesi! L’unica cosa per cui prego!”

Una testimonianza sofferta e dura. Tra i commenti c’è chi appare sconvolto dalle parole della scrittrice, altri invece concordano, alcuni parlano delle loro esperienze di guerra, dell’inferno vissuto. Ognuno ha le sue ragioni. Eppure anni di civilità – o di incivilità – non sono riusciti ad impedire l’ennesimo fiume di sangue. L’unica certezza sembra essere che questo conflitto, come tutti gli altri, sarà un castigo, da entrambe le parti.

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