Parla l’economista Milov (vicino a Navalny): “Putin in Ucraina ha fatto il passo più lungo della gamba”

Per il collaboratore di Alexey Navalny Putin deve affrontare diversi fronti, anche interni, e lo aspetta pure una terribile crisi economica.

Vladimir Milov, economista e consigliere di Alexey Navalny – Meteoweek

Non è certo un pronostico favorevole a Putin quello di Vladimir Milov, economista e consigliere di Alexey Navalny, uno dei più strenui oppositori del presidente russo. Interpellato dalla “Stampa”, il collaboratore di Navalny si dice convinto che le sanzioni economiche avranno un impatto “devastante” su Mosca, anche se meglio sarebbe stato che fossero state applicate prima dello scoppio del conflitto. “Putin ha fatto il passo più lungo della gamba”, confessa Milov.

Milov: Putin non si aspettava una reazione così forte dell’Occidente

A sinistra Alexey Navalny, il principale oppositore interno di Putin – Meteoweek

A suo dire il Cremlino non si aspettava una reazione così compatta da parte occidentale ed è ancora impegnato a metabolizzarla. Putin e i suoi non hanno ancora realizzato, dice l’economista, che dietro l’angolo si profila per la Russia una crisi economica anche peggiore di quella del 1991, dopo la fine dell’impero sovietico. Il problema è che Putin non è uno che ammette le sconfitte, ragion per cui avrà bisogno di due o tre settimane di tempo per prendere atto del reale stato delle cose, ossia che mancano mezzi e risorse per continuare il conflitto armato. Ma dovrà inventarsi qualcosa per ritirare l’esercito presentandolo come un trionfo personale, cosa non facile a questo punto.

Ma a  fare questo ragionamento, secondo Milov, Putin dovrà pensare da solo. Tutti i suoi consiglieri sono in preda al panico, dato che lo “Zar” ha allontanato tutti quelli che gli si opponevano e gli altri potenziali congiurati temono di essere intercettati dai temibili servizi segreti russi dell’Fsb. Perciò, dato il basso livello della classe dirigente russa, bisognerà attendere che ad avvedersi della mancanza di fondi siano i suoi “siloviki”: l’esercito e i servizi segreti.

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Milov prevede che la cerchia attorno al presidente adotterà la soluzione dello “sciopero all’italiana”: con la scusa delle sanzioni cesserà di mandare avanti la macchina governativa e il sistema economico. Putin, secondo l’economista vicino a Navalny, è folle ma non al punto di suicidarsi. Lui e suoi desiderano pur sempre sopravvivere. Gli alleati occidentali intanto devono proseguire la linea della fermezza adottata fino a ora.

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Sono quattro i fronti della guerra, spiega Milov. Il primo fronte è rappresentato dalla resistenza ucraina all’invasione russa. Il secondo è la risposta della comunità internazionale con le sanzioni. Il terzo è il fronte interno: la ribellione della società russa. Mentre il quarto, e ultimo quanto a importanza, è il fronte interno all’élite putiniana: la rivolta di membri dell’entourage. Le proteste sono molte e monteranno sempre di più, assieme ai caduti in battaglia e alla crisi economica. Molti cittadini russi, fa sapere Milov, ricercavano un’evasione dall’oppressione politica nel consumismo e nel privato. Ma oggi questa via di fuga non è più praticabile. Putin potrebbe anche alzare il volume della repressione del dissenso interno, com’è abitudine di ogni dittatore in crisi. “Ma – conclude Milov – non si può reprimere un popolo per sempre, l’abbiamo visto anche sotto il comunismo”.

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