Attaccata anche la città di Kharkiv, nell’Ucraina orientale: un video mostra un’esplosione davanti alla sede del governo regionale.
Sarebbero più di 70 i militari ucraini rimasti uccisi nell’attacco di artiglieria russo contro la base militare di Okhtyrka, tra Kharkiv e Kiev. Lo scrive su Telegram il responsabile regionale Dmytro Zhyvytskyy, pubblicando immagini dell’edificio colpito dall’artiglieri e di soccorritori impegnati a scavare tra le macerie. In un successivo post su Facebook, Zhyvytskyy ha fatto riferimento a molti soldati russi e a alcuni residenti morti durante gli scontri di domenica. Lo riferisce il Guardian, che riporta notizie di nuovi attacchi a Kharkiv, nell’Ucraina orientale: alcune immagini diffuse sui social media mostrano l’esplosione di un razzo, di una bomba o di un missile in corrispondenza di una costruzione identificata dal Kyiv Independent come la sede del governo regionale.
Dal canto loro le forze ucraine comunicano di aver abbattuto vari aerei da combattimento russi: cinque velivoli e un elicottero sarebbero stati abbattuti ieri durante gli attacchi alle città di Vasylkiv e Brovary nell’area vicino a Kiev. Lo comunicano il quotidiano Ukrayinska Pravda e l’aviazione ucraina. Nei pressi di Kiev sarebbero stati inoltre abbattuti un missile cruise e un elicottero.
Zelenski: negoziati non hanno ancora prodotto risultati, Russia fuori da Onu
Mentre infuriano gli scontri, i leader ucraini fanno sapere di non aver ancora raggiunto i risultati auspicati nei negoziati con la delegazione russa. A comunicarlo in un videomessaggio è stato il presidente ucraino, Volodymir Zelenski. “La Russia ha illustrato le sue posizioni, noi abbiamo avanzato contro-argomentazioni per porre fine alla guerra”, ha detto Zelenski. Dopo che la delegazione sarà rientrata a Kiev e l’analisi delle rispettive posizioni si deciderà come procedere nella seconda tornata di negoziati, ha precisato il presidente ucraino.
A prescindere dal negoziato, Zelenski nel videomessaggio ha chiesto l’esclusione di Mosca dall’esecutivo Onu, dove la Russia siede come membro permanente con diritto di veto: “Uno stato che commette crimini di guerra contro i civili non può essere membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, ha affermato l’ex attore.
“Questa è l’Ucraina. Questa è l’Europa. Questo è il 2022. Il male, armato di missili, bombe e artiglieria, deve essere fermato immediatamente. Distrutto economicamente. Per dimostrare che l’umanità può difendersi”, ha aggiunto il presidente dell’Ucraina, invitando la comunità internazionale a prendere in considerazione l’ipotesi un blocco completo dello spazio aereo per missili, aerei ed elicotteri russi.
Zelenski ha anche definito un crimine di guerra il bombardamento di Kharkiv: “Ci sarà sicuramente un tribunale per questo crimine… È una violazione di tutte le convenzioni”, ha detto. Mosca – ha denunciato Zelenski – ha lanciato 56 attacchi missilistici contro l’Ucraina dall’inizio dell’invasione, per un totale di 113 missili da crociera.
Parla l’esperto militare: “Putin ascolta solamente il falco Shoygu”
Da parte russa non arrivano però buone notizie. “Da questi negoziati non mi aspetto niente”, ha confessato al “Fatto Quotidiano” l’esperto di Servizi segreti russi Andrey Soldatov: “Questa è una guerra di Putin e del suo ministero della Difesa. Il ministro degli Esteri Lavrov avrebbe preferito aspettare i negoziati. Non solo gli uomini del ministero di Lavrov, ma anche quelli degli spezsluzhby, i servizi segreti, che non si approcciano alla guerra con lo stesso entusiasmo del ministero della Difesa. Negli ultimi tempi, in Russia l’influenza della Difesa è cresciuta in maniera esponenziale: per Putin l’esercito ha ottenuto più successi nel risolvere questioni politiche degli altri ministeri. È successo con la Crimea, la Siria: ora vuole risolvere la questione Ucraina e Nato con metodi bellici”.
“Lavrov ha dato segnali nell’ultimo anno – continua l’esperto militare – Voleva rimanere al tavolo dei negoziati, ma non ha avuto la possibilità di comunicarlo in maniera diretta. Putin adesso ascolta solo Sergej Shoygu, il capo del ministero della Difesa, l’apparato convinto di ‘poter mettere in ginocchio Kiev in 24 ore’. Non si aspettavano la resistenza, un errore militare. Putin ha commesso un errore politico: credeva che il governo Zelensky crollasse subito. La guerra lampo è fallita. In quale stato si trovano adesso le truppe russe sul terreno? Sembra che abbiano un grosso problema di logistica: mancano scorte e rifornimenti. Un’altra cosa strana che hanno scelto di fare, che non si spiega nessun esperto militare, è quella del dispiegamento di colonne di carri lungo le strade di tutto il Paese: non è un tipo di tattica che adotti se affronti un terreno che ti resiste, eppure continuano a farlo al quinto giorno”.
Russia non è isolata. Ma cresce il fronte interno
A giudizio di Soldatov, tuttavia, la Russia non è isolata: “C’è la Cina, che non fornisce solo sostegno politico, ma anche tecnico. Parte delle sanzioni mirano all’isolamento tecnologico della Russia e Mosca spera in Pechino, ma i cinesi non cederanno tutto. Temo per la Banca centrale russa che ora regge, ma cederà: è questione di giorni. Quanto durerà invece la resistenza ucraina? A questo punto credo a lungo. Le forze russe circondano le maggiori città ucraine, ma la difficoltà del conquistarle è l’estensione delle città stesse. Anche al tempo delle campagne cecene, dove si sono visti bombardamenti molto più crudeli, Grozny è stata assediata. Ora parliamo di città molto più grandi, come Kiev o Kharkiv. Sarà lunga. C’è un generale ucraino che può cambiare l’esito della guerra? Non siamo nelle guerre mondiali delle grandi battaglie. La guerra che abbiamo visto in questi giorni rimarrà tale: sarà fatta di assedi, sparatorie, vittime dei bombardamenti. Non ci sarà lo sturm, l’assalto alle città. C’è la minaccia nucleare. Putin ama le escalation, ma ci sono altri livelli di attacco se vuole mostrare alla Nato che non deve spedire armi. Razionalmente sa che quello è lo stadio finale”.
La Russia deve fare anche i conti con il dissenso interno: almeno 413 persone sono state arrestate a causa delle proteste di ieri contro la guerra in Ucraina. Lo riferisce il sito per i diritti civili Ovd-Info, che conta un totale 6.440 di persone arrestate dall’inizio delle manifestazioni. Circa la metà degli arresti, 3.126, sono stati eseguiti a Mosca, mentre 2.084 a San Pietroburgo, riporta il sito.
Unhcr: già 520 mila rifugiati, numero in aumento esponenziale ora dopo ora
Nel frattempo cresce il numero dei profughi: attualmente sono 520.000 i rifugiati dall’Ucraina nei paesi vicini e la cifra è destinata ad aumentare “in modo esponenziale, ora dopo ora”. Lo ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Grandi, che ha parlato in teleconferenza da Ginevra, ha confessato che nei suoi quasi 40 di lavoro nel campo delle crisi dei rifugiati ha “visto raramente un esodo di persone in rapida crescita – il più grande, sicuramente, in Europa, dai tempi delle guerre balcaniche”, riferisce la Cnn. “Oltre 280.000 sono fuggiti in Polonia. Altri 94.000 in Ungheria, quasi 40.000 sono attualmente in Moldova; 34.000 in Romania, 30.000 in Slovacchia; decine di migliaia in altri paesi europei. Siamo anche consapevoli che un numero considerevole è andato alla Federazione Russa”, ha detto Grandi.
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Grandi ha reso noto che gli operatori umanitari delle Nazioni Unite sono stati trasferiti e l’evolversi delle vicende belliche potrebbero costringerli a farlo di nuovo. “La situazione si sta muovendo così rapidamente e i livelli di rischio sono ormai così alti, che è impossibile per gli umanitari distribuire sistematicamente gli aiuti, l’aiuto di cui gli ucraini hanno disperatamente bisogno”, ha dichiarato Grandi. “I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e risparmiati e l’accesso umanitario deve essere garantito a coloro che forniscono aiuti a coloro che sono stati colpiti dalla guerra. In caso contrario, aggraverà i già straordinari livelli di sofferenza umana”, ha concluso.
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Sul fronte degli aiuti è partito da poco, dal polo logistico di Avezzano, il materiale della Protezione Civile italiana messo a disposizione per assicurare l’assistenza della popolazione ucraina. Il trasporto delle 200 tende da campo, per una capacità di 1.000 posti letto, si legge in un comunicato, sarà garantito dalla Croce Rossa Italiana che consegnerà il materiale a Prochowice, in Polonia, il punto di raccolta individuato dalla Commissione Europea come centro logistico per gli aiuti umanitari. A breve tre funzionari del Dipartimento si recheranno in Polonia per organizzare il coordinamento logistico degli aiuti italiani.