Come possiamo essere guide per altri se siamo ciechi e non sappiamo più riconoscere l’amore né metterlo in pratica? Proviamo a misurare la nostra capacità di amare con un esperimento…
Il Signore è il mio sostegno,
mi ha portato al largo,
mi ha liberato perché mi vuol bene. (Cf. Sal 17,19-20)
Non lodare nessuno prima che che abbia parlato.
Dal libro del Siracide
Sir 27,5-8, (NV) [gr. 27,4-7]
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Parola di Dio.
R. E’ bello rendere grazie al Signore.
E’ bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte. R.
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. R.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. R.
Ci ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 15,54-58
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?»
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Parola di Dio.
La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio“, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Parola del Signore.
Qual è il primo immediato frutto da cui possiamo riconoscere il cuore di una persona? Le parole, ci dice Gesù: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.
Quello che abbiamo nel cuore è nelle nostre parole dette nella verità, per questo esse hanno grande importanza e sono così significative. Le nostre parole e maldicenze hanno infatti un peso e possono cambiare il corso delle cose in peggio.
Il trave nell’occhio descritto nel Vangelo è l’impossibilità di giudicare il nostro prossimo per mancanza di carità, è avere lo sguardo falsato dai propri peccati che inquinano il modo di vedere le cose. Come possiamo essere guide per altri nella vita se non sappiamo amare, se siamo ciechi di fronte all’amore e non sappiamo più riconoscerlo né metterlo in pratica?
Proviamo a misurare la nostra capacità di amare con un semplice esperimento:
Il commento al Vangelo di ieri:
“La carità è paziente,
è benigna la carità;
la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;
tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine”(1Cor 13,4-8)
Quanto dei nostri comportamenti abbiamo ritrovato in queste parole? Queste parole sono contenute nell’inno per eccellenza, l’Inno alla carità, scritto da San Paolo. Quando, un giorno, riusciremo a ritrovare una sola caratteristica nostra tra queste parole, potremmo dire che stiamo cominciando ad amare. Da dove iniziare? Dall’umiltà: lasciarsi aiutare da Dio. In lui, che è la via da percorrere, quelle parole s trasformano in vita, in verità.
Il Torino di mister Vanoli è partito molto bene in Serie A e, nonostante le…
Dai fasti degli anni '90 e dei primi 2000 sembra passata un'eternità. Ormai da più…
Quali sono le aziende che garantiscono il miglior servizio per la luce e il gas…
Anticipazioni sulle prossime puntate della soap di Rai Uno Il Paradiso delle Signore 9: crisi…
Quando si parla di detergere il viso sono molti a commettere errori banali che compromettono…
Le anticipazioni sulla puntata del 15 ottobre di Temptation Island rivelano diversi colpi di scena:…