Il cardiologo continua ad accusare il governo americano di aver puntato tutto sui vaccini, senza delle vere motivazioni scientifiche che supportassero questa scelta.
Sarebbe stato possibile fermare l’epidemia di Covid-19 senza i vaccini?
Secondo Peter McCullough si, era una strategia reale e perseguibile che i governi nazionali di tutto il mondo si sono semplicemente rifiutati di attuare. Il medico americano continua nella sua battaglia contro il governo Usa, colpevole a suo parere di aver dato inizio alla più grande campagna di vaccinazione sperimentale nella storia, senza nemmeno chiedersi se esistessero cure alternative più sicure su cui investire. McCullough continua infatti a sostenere la grande efficacia cure precoci contro il Covid, un tema che per circa un anno e mezzo è stato ignorato sia dalla politica che dall’opinione pubblica, ma che negli ultimi tempi, complice anche i grandi successi che sta ottenendo l’ivermectina in India, è tornato invece a interessare i media.
“Il governo è stato certamente dimentico del trattamento precoce” continua a sostenere il medico, spiegando come fin dall’inizio, gli enti federali in America ( CDC, FDA e NIH) non si sono mai occupatI della questione, ignorando persino i trattamenti con i monolocali, che avevano già dimostrato empiricamente la loro validità. McCullough su questo non ha mai nascosto la sua rabbia sul comportamento della Casa Bianca, in quanto ritiene che iniziando subito un adeguato programma di cure, fin dall’inizio della pandemia, si sarebbero potuti evitare fino al 95 per cento dei decessi, avvenuti nella prima fase proprio perché si lasciava degenerare ‘infezione dietro il falso mito che non ci fosse una vera cura. Certo, trattamenti specifici per i virus non esistono, ma la medicina ha sempre trovato soluzioni alternative nelle cure comunque valide, come dimostra il caso dell’influenza, che tutt’ora viene curata attraverso l’utilizzo di diversi farmaci, nonostante ufficialmente una cura per questo ceppo di virus, per l’appunto, non esista.
McCullough denuncia la totale illogicità della campagna di vaccinazione in atto, che è stata persino rafforzata dopo Omicron, nonostante questi farmaci contro il Covid erano stati varati per un ceppo, un antigene, che nulla può contro la variante sudafricana. In sostanza, lo scienziato afferma l’inutilità di questo vaccino, chiedendo alla comunità scientifica di riflettere e indagare anche sull’efficacia di cui tutti parlano nell’aver ridotto il numero delle ospedalizzazioni.
“Ciò significa sostanzialmente che i vaccini ampiamente utilizzati non sono necessari. E in effetti, abbiamo visto troppi danni da vaccino e ora fallimenti del vaccino. Con la variante Omicron, non c’è effettivamente copertura di questi vaccini contro la forma più recente del virus”
Un’altra questione riguarda poi l’immunità naturale, che continua ad essere considerata dai consulenti scientifici dei governi, come una soluzione che non può in alcun modo rappresentare una risposta efficace all’emergenza sanitaria. Una tesi che però il medico sostiene sia basata su presupposti fallaci. A suo parere invece, l’immunità naturale permette di raggiungere quell’immunità di gregge che era anche l’obiettivo della campagna vaccinale, fino a quando non si è compreso che purtroppo questa mediante questi farmaci sperimentali, restava una chimera perseguirlo. Per questo McCullough parla di “fallimento delle agenzie governative”, che se avessero invece studiato meglio la questione, proponendo il raggiungimento di un’immunità naturale come vero obiettivo da perseguire, avrebbero risparmiato alla popolazione mondiale “sofferenze inutili, test non necessari, mascherine non necessarie e distanziamento sociale, rispetto inutile di tutti i tipi di misure progettate per i soggetti suscettibili. Coloro che sono naturalmente immuni non sono più suscettibili a malattie mortali”.
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McCollough ha poi più volte in questi mesi messo in dubbio la reale efficacia dei vaccini nel ridurre il numero delle ospedalizzazioni, ponendo in particolar modo l’attenzione sul fatto che i dati continuano ad essere confusi e discordanti. Se ad esempio monitorando le pubblicazioni americane degli enti governative preposti alle gestione della pandemia, si ravvisa un effettiva riduzione dei ricoveri dall’inizio della campagna di vaccinazioni, gli stessi dati pubblicati nello stesso arco temporale dalle agenzie sanitarie di molte nazioni europee, come la Germania o l’Inghilterra, non portano invece traccia di questa riduzione.
“Gli Stati Uniti non sono così diversi dal resto di questi Paesi. Qualcosa non va. E posso dirti che qualcosa non va in un’affermazione errata e non valida secondo cui i vaccini riducono il ricovero. Non credo sia sostenibile”
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