I nuovi dati diffusi dal Regno Unito non preoccupano le autorità, nonostante circa 800mila bambini siano stati male almeno per un giorno.
Su otto milioni di bambini vaccinati contro il Covid-19, circa il dieci per cento di questi ha affrontato degli effetti collaterali che sono durati almeno un giorno.
Questo quanto emerge da un rapporto recentemente pubblicato dalla British Vaccination Commission negli Stati Uniti. I dati provengono dal centro JCVI, Joint Committee on Vaccination and Immunisation che continua a etichettare la campagna di vaccinazione per i più piccoli come non urgente, e che analizzando i dati sulla popolazione, ha rilevato come a causa del vaccino Covid-19, circa 800 mila bambini hanno saltato almeno un giorno di scuola per gli effetti avversi. Per il JCVI non vi è comunque nulla di preoccuparsi, e gli effetti collaterali riscontrati restano comunque molto rari. Non vi sono dunque segnali in relazione alla somministrazione di questi farmaci che debbano in alcun modo preoccupare la popolazione. Il vero nodo però, per molti resta comunque, in quanto la maggior parte dei dati grezzi sul Covid non sono disponibili al grande pubblico praticamente in nessuna nazione.
Lo stesso New York Times denunciava qualche giorno fa che il CDC americano continua a non divulgare i dati dei cosiddetti booster, ovvero coloro che si sono sottoposti alla terza dose, per la fascia di età 15-49. Le autorità pubbliche temono che la pubblicazione di queste informazioni possano essere mal interpretate dai cittadini, scoraggiando così il corretto prosieguo della campagna di vaccinazione, ritenuta indispensabile dalla maggior parte dei governi occidentali per uscire dalla pandemia. Una segretezza che però continua a mantenere vivi tantissimi dubbi sulla somministrazione dei vaccini a MRNA per i più piccoli.
A preoccupare particolarmente molti medici è l’incidenza delle miocarditi, un effetto avverso grave accertato dei vaccini, e che secondo molti colpisce in modo più sensibile le fasce di età più giovani, che hanno ancora un sistema immunitario non perfettamente formato. D’altronde uno studio recentemente pubblicato proprio dal CDC ha calcolato che al momento, vi è un tasso di circa 105,9 casi di miocardite ogni milione di somministrazione. Numeri che possono sembrare bassi, ma bisogna anche considerare l’inaffidabilità del sistema di segnalazioni scelto.
Il sistema di farmacovigilanza passiva adottato in Occidente, non consente infatti di poter produrre delle stime attendibili, basandosi su un meccanismo, quello della segnalazione volontaria di un effetto avverso, che per sua natura non può esser accurato. Una vera stima si può ottenere mediante un monitoraggio scientifico di un certo tipo, che la farmacovigilanza passiva nega concettualmente, delegando ai cittadini la responsabilità di segnalare eventuali problemi. Lo studio prodotto dal JCVI dovrebbe comunque far riflettere sulla leggerezza con cui si sta vaccinando una fascia della popolazione così giovane e sensibile a questo tipo di tecnologia ( è un dato di fatto che questi vaccini possano creare più problemi del previsto in un sistema immunitario in formazione). Non vi sono prove al momento, che un vaccino contro il Covid per i più giovani sia realmente indispensabile, come ha ribadito di recente anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Non ci sono prove in questo momento che i bambini sani o gli adolescenti sani abbiano bisogno di richiami. Nessuna prova”, spiegava la capo scienziata OMS Soumya Swaminathan alcune settimane fa in conferenza stampa. Senza dimenticare che lo stesso direttore generale Ghebreyesus già lo scorso anno aveva espresso profonda preoccupazione per questa convinzione dei governi occidentali che sia scientificamente necessario vaccinare anche ai bambini.
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Nelle ultime settimane oltretutto, Pfizer ha dovuto rinunciare alla sua richiesta di autorizzazione del vaccino Cominarty per la fascia di età 6 mesi – 4 anni in quanto non è riuscita a dimostrare che due dosi di vaccini su di loro, riescano a produrre un’immunità sufficienti a soddisfare i criteri richiesti dalla Food and Drugs Administration.
Inquieta che sia stato l’ente americano a rifiutare l’approvazione, in quanto la casa farmaceutica ne aveva comunque chiesto il rilascio al grande pubblico, nonostante dei dati che non riuscivano a dimostrarne l’utilità.
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