Olena Kourilo, parla il volto simbolo dei bombardamenti: «Vivere sotto Putin? Mai: meglio morire»

Il volto insanguinato dell’insegnante 52enne ferita nel bombardamento di Cuhuïv è diventato il simbolo dell’invasione russa dell’Ucraina.

Il suo volto sanguina da ieri, quando è stato colpito dai vetri di una finestra centrata in pieno da un missile. Lei si chiama Olena Kourilo, ha 52 anni e vive a Cuhuïv, la città colpita dai missili dell’aviazione russa il 24 febbraio. Le bombe russe hanno lasciato almeno un morto e distrutto o danneggiato parecchi edifici. Tra questi anche la casa di Olena, che di lavoro fa l’insegnante e da oggi è diventata anche il simbolo dell’attacco lanciato dalla Russia all’Ucraina. L’immagine del suo volto insanguinato, fasciato dalle bende, ha fatto il giro del pianeta. Stamattina campeggiava anche sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Una ragazzina di 13 anni è morta nel bombardamento

Olena Kourilo, 52 anni, vive a Cuhuïv e fa l’insegnante – Meteoweek

Dopo aver ricevuto la medicazione in ospedale, Olena è stata intervistata dall’agenzia di stampa francese AFP. La donna ha potuto così raccontare il bombardamento: «Riuscivo a pensare solamente “Mio Dio, non sono pronta a morire”. Ero sotto choc, non ho neanche sentito dolore, forse a causa dell’adrenalina». «Sono stata fortunata», ha detto ai microfoni di BfmTv, «devo avere un angelo custode molto forte, lassù: la mia casa è stata distrutta, non è rimasta neanche una finestra e persino il pavimento è stato devastato».

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Cuhuïv è una cittadina di circa 30 mila abitanti, situata a poco meno di 40 km da Kharkiv, una delle città dell’Est dell’Ucraina più colpite dai bombardamenti dell’aviazione russa. La 52enne spiega di aver saputo che durante quello stesso bombardamento, nell’edificio accanto al suo, è morta una ragazzina di soli 13 anni.

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Le parole dell’insegnante sono accorate, ma anche decise. «Non pensavo potessimo arrivare fino a questo punto», spiega, «ma io farò di tutto per l’Ucraina, fino a che mi sarà possibile e con tutta l’energia che ho. Sarò sempre e solo accanto alla mia patria. Vivere sotto Putin? Mai, a nessuna condizione: meglio morire».

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