L’esercito russo avanza verso la conquista di Kiev, e le sanzioni contro Putin rischiano di lacerare l’Europa

Potrebbe risolversi in una guerra lampo l’iniziativa di Mosca, e l’Europa rischia di restare vittima delle sue stesse sanzioni. 

“Forze nemiche di sabotaggio sono entrate a Kiev, ma io resto qui”

Questa l’ultima dichiarazione che il premier ucraino Zelensky ha rilasciato alla nazione in questo difficile momento. Fonti di intelligence riferiscono che i russi hanno ormai preso il controllo dello spazio aereo ucraino e la presa di Kiev potrebbe rivelarsi un’operazione lampo per Putin. 

Zelensky però non si arrende, chiede l’aiuto degli alleati e alla popolazione di restare unita in questo difficile momento. Le milizie russe continuano ad avanzare e secondo quanto riportato dalla Cnn, si troverebbero a circa trenta chilometri dalla capitale ucraina. Ci sarebbe inoltre un secondo contingente che si trova più distante da Kiev, e che al momento giusto attaccherà insieme al primo: l’obiettivo è infatti quello di circondare la capitale, costringendo il governo ad arrendersi. Zelensky continua a chiedere aiuto agli alleati, ma sembra che nessuno però voglia realmente intervenire: “Siamo stati lasciati soli a difendere il nostro Stato”. 

Secondo Zelensky le sanzioni europee non saranno sufficienti a fermare Putin

Ma non solo, perché nella mattinata di oggi il premier ucraino è intervenuto di nuovo parlando alla nazione e spiegando che  le sanzioni immediatamente varate dall’Occidente come risposta all’aggressione di Putin, non saranno sufficienti a fermare Putin. Siamo di fronte a una “guerra totale”, spiega Zelensky, che non può essere fermata utilizzando la leva economica. Alla Cnn inoltre, il premier ha espresso preoccupazione anche per la sua incolumità: “Secondo le nostre informazioni, il nemico mi ha contrassegnato come obiettivo numero 1 e la mia famiglia, come obiettivo numero 2. Vogliono distruggere politicamente l’Ucraina distruggendo il capo di stato. Secondo le nostre informazioni gruppi di sabotaggio nemici sono entrati a Kiev. Resto nella zona del governo insieme ad altri”

L’Unione Europea, come si accennava in precedenza, ha già predisposto delle sanzioni contro Mosca che sono state annunciate da Ursula von Der Leyen. La Presidentessa Ue ha dichiarato che si tratta di multe che mirano a colpire circa il 70 per cento del mercato bancario e finanziario russo. Il vecchio continente ha poi optato per il divieto di esportazione sul settore petrolifero e la vendita di vetture e attrezzature varie a tutte le aziende russe. Questa la decisione presa dal Consiglio europeo. La situazione però resta molto tesa, in primo luogo perché, come ha spiegato Zelensky, non si tratta certo di misure che faranno desistere la Russia dall’interrompere una guerra appena iniziata. 

E non è ancora nemmeno chiaro quali saranno i contraccolpi per l’Europa, che alla Russia continua a restare legata sia economicamente, sia dal punto di vista energetico. 

Il 40 per cento del gas in Europa viene importato dalla Russia, cosa accadrà se Putin blocca la fornitura?

Mosca possiede al momento una tra le più grandi riserve mondiali di gas e rifornisce per intero l’Europa Occidentale da oltre mezzo secolo. Persino durante la guerra fredda Mosca non ha mai bloccato le sue consegne, ritrovandosi così, diversi decenni dopo, a far passare nel vecchio continente circa il 40 per cento complessivo del gas importato. Particolare non da poco: il 22 per cento di questo gas passa attraverso il territorio ucraino. E non è dato al momento sapere cosa accadrà adesso che Putin sta invadendo la nazione, e che tipo di ritorsioni attuerà contro l’Europa a causa di queste nuove sanzioni. 

Alcuni analisti sostengono ad esempio che Bruxelles potrebbe ritrovarsi costretta, dopo aver fatto questa scelta di campo nel sostenere il popolo ucraino, a dover rinunciare a oltre il trenta per cento del metano che arriva da Mosca passando per l’Ucraina. Un altro aspetto da non trascurare riguarda l’impossibilità al momento dell’Ue di potersi sottrarre a questa dipendenza energetica dalla Russia, che anzi è destinata ad aumentare, e per questo la Germania aveva acconsentito alla costruzione del Nord Stream 2. Gli stoccaggi di gas Ue sono tra i più bassi dell’ultima decade e l’obiettivo di questo gasdotto, la cui inaugurazione viene rimandata da mesi a causa del conflitto geopolitico, serviva proprio a risolvere questa carenza. Facile comprendere come l’Europa abbia scelto il momento peggiore per mettersi contro Putin, nonostante l’invasione dell’Ucraina di certo non poteva lasciare indifferente Bruxelles. Già la scorsa estate, quando la tensione iniziava ad alzarsi con l’Occidente, la Russia aveva diminuito la sua fornitura di gas motivando questa scelta con una carenza riscontrata nei siti di stoccaggio di Mosca. Più probabile invece, che quello sia stato il primo tassello di Putin per “mettere all’angolo” l’Ue, alla luce di un’invasione dell’Ucraina che era evidentemente pianificata da tempo. La Germania risulta al momento la nazione europea più esposta a questo conflitto, e non è un caso che il cancelliere Scholz si sia subito scontrato con Bruxelles, chiedendo che il Cremlino non venga rimosso dal sistema di pagamenti internazionali denominato Swift. 

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Il 90 per cento del fabbisogno energetico in Germania viene importato e non è chiaro, in caso di rottura totale con Putin, in che modo possa approvvigionarsi in modo alternativo. La Von der Leyen alcuni giorni fa aveva dichiarato che che saranno varati degli specifici aiuti economici per gli stati europei coinvolti in modo più sensibile dalle sanzioni, ma il problemi in questo caso, non riguarda tanto possibili aiuti economici, ma delle materie prime che non sarà semplice trovare nelle stesse quantità a prezzi accettabili.

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