Ucraina, la Russia prende il controllo di Chernobyl. L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti: “Disastro nucleare può risuccedere nel 2022”. Al momento non è stata rilasciata nessuna informazione sullo stato sito.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha twittato che le forze russe stanno tentando di prendere il controllo della centrale nucleare di Chernobyl. “Le forze di occupazione russe stanno cercando di impadronirsi della centrale nucleare di Chernobyl. I nostri difensori stanno sacrificando le loro vite affinché la tragedia del 1986 non si ripeta”, ha twittato Zelensky. L’Ucraina pare abbia dunque perso il controllo della centrale, mentre da Kiev viene riferito che al momento non si hanno informazioni sulle condizioni in cui si trovano i reattori spenti, la zona di confinamento e il magazzino delle scorie nucleari. Secondo quanto comunicato dall’agenzia Unian, pare inoltre che i dipendenti del sito siano stati posti sotto sequestro.
“Nel 1986, il mondo ha assistito al più grande disastro tecnologico a Chernobyl”, ha twittato il ministero ucraino. Un post che poi prosegue: “Se la Russia continua la guerra, il disastro di Chernobyl può succedere di nuovo nel 2022”. L’ambasciatore dell’Ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, ha fatto eco alle precedenti osservazioni di Zelensky secondo cui le forze russe avevano tentato di prendere il controllo della centrale nucleare di Chernobyl, aggiungendo che la Guardia nazionale ucraina sta lavorando il più possibile per proteggere la centrale nucleare dagli attacchi militari.
“Hanno tentato di impossessarsi della centrale nucleare di Chernobyl e lo scontro si sta focalizzando proprio lì, con la Guardia nazionale ucraina che protegge la stazione di Chernobyl dall’attacco”, ha spiegato Markarova durante una conferenza stampa. “Per la prima volta dal disastro nucleare di Chernobyl – dopo il quale l’Ucraina ha protetto, insieme ai nostri amici e alleati europei e americani, il mondo da un altro disastro nucleare – dobbiamo nuovamente difendere il sito dalle forze russe”, ha aggiunto.
“Una delle aree da cui sono partite le truppe russe è proprio quella al confine tra Bielorussia e Ucraina. A pochi km dal confine c’è la centrale e a 150 km c’è Kiev. Una situazione incandescente. Pericolosissimo che ci sia la centrale nucleare lì, perché qualsiasi tipo di situazione militare potrebbe mettere in atmosfera ulteriori quantità di radionuclidi. Fu fatto un sarcofago a copertura del quarto reattore, ultimamente fatto il famoso ‘arco’ che ha ricoperto ulteriormente, ma c’è ancora il nucleo attivo e una situazione di contaminazione molto alta”. Questo è quanto ha riferito all’AdnKronos Angelo Gentili, responsabile del progetto Chernobyl di Legambiente.
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“Quello è un obiettivo molto sensibile, fino ad oggi in qualche modo tutelato dallo Stato Ucraino, e che continua a rappresentare una bomba a orologeria. Farne un teatro di guerra è molto pericoloso, non si può scherzare con il nucleare. Siamo molto preoccupati, la pericolosità è inaudita. Vorrei sperare che non ci sia un accanimento in quell’area. Tra l’altro lì, superato il confine c’è la cosiddetta ‘zona morta’ che sta intorno alla centrale, lì non ci sono persone che ci abitano e c’è una cintura di sicurezza protetta dalle autorità, ma in presenza di una guerra il rischio è che tutta una serie di parametri sanitari saltino. Questa situazione va tenuta presente anche dal punto di vista internazionale”.
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“Un quadro che si aggiunge in maniera drammatica a una situazione già grave. Lì, in area contaminata, ancora oggi vivono molte persone soggette a una serie di patologie. Tra Bielorussia, Ucraina e Russia, parliamo di 5 milioni di persone che abitano le zone contaminate. Questa situazione si sovrappone a una situazione già complicata che comprende, oltre alla contaminazione, una forte sofferenza dovuta al Covid e una povertà molto alta”, ha proseguito l’esperto. Si ricorda che Gentili collabora ad un progetto che coinvolge i bambini residenti dell’area, ospitati nel centro Speranza (Bielorussia), dove ogni anno vengono ospitati con l’obiettivo di far loro perdere parte della radioattività provocata dalla zona in cui vivono.
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