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Politica

La Russia attacca l’Ucraina su larga scala: le reazioni della politica

L’epilogo di una lunga tensione e l’inizio della guerra: la Russia ha sferrato un attacco in diverse città dell’Ucraina. Registrate esplosioni anche nella capitale, Kiev. Le reazioni della politica internazionale e nazionale. 

MeteoWeek.com (foto da Ansa)

Il clima di tensione tra Ucraina e Russia, protratto da mesi e alimentato nelle ultime settimane, è infine esploso: all’alba del 24 febbraio il presidente della Russia Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina, lanciando un monito all’Occidente. Chiunque tenti di ostacolare le manovre russe subirà “conseguenze come non ne avete mai viste“, avrebbe ribadito Putin all’interno del suo messaggio. Poco dopo, sono state registrate diverse esplosioni nelle città chiave ucraine. Le notizie a riguardo sono ancora confuse, ma diverse testate italiane e internazionali riportano esplosioni a Odessa, Kharkiv, Mariupol a Sud del Donbass. Il ministero dell’Interno ucraino avrebbe affermato su Telegram che gli attacchi missilistici avrebbero preso di mira i caccia ucraini in un aeroporto fuori Kiev. La Russia, in merito agli attacchi, avrebbe specificato che nel mirino dei suoi attacchi ci sarebbero le basi aeree, le basi ucraine militari, non le aree popolate. Tuttavia, si iniziano già a contare le vittime (morti e/o feriti), che secondo la Cnn sono già centinaia. A complicare il quadro, l’impressione che l’attacco sia stato sferrato a partire dalla Bielorussia, fattore che – insieme alla scelta delle città attaccate – allarga già lo scenario di guerra, escludendo la presenza di tensioni esclusivamente in Donbass. E’ forse, allora, è giunto il momento di guardare in faccia lo stato delle cose: un’azione eclatante di questo tipo non può che estendere la crisi a macchia d’olio, sia sotto forma di emigrazione degli ucraini (si parla già di 5 milioni di cittadini), sia sotto forma delle risposte internazionali al vaglio.

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Russia – Ucraina, le reazioni dalla comunità internazionale

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Da Washington, immediata è stata la reazione del presidente Usa Joe Biden, che avrebbe parlato di “attacco non provocato e non giustificato“. A nulla valgono, ormai, le parole di Putin che vuole evitare il termine invasione, affermando di voler portare a termine una “demilitarizzazione” dell’Ucraina. Biden appare irremovibile: gli Stati Uniti e i loro alleati “chiederanno conto alla Russia. Fa eco il primo ministro belga Alexander De Croo, che parla di “ora più buia dell’Europa dalla seconda guerra mondiale“. Una condanna forte arriva, ovviamente, anche della Nato, che chiede a Mosca di “fermare immediatamente la sua azione militare“. Poi promette: la Nato farà “tutto il necessario per proteggere e difendere i suoi alleati“. Ad esporsi sulla vicenda è anche il segretario generale Onu Antonio Guterres, che avrebbe lanciato un ultimo disperato appello: “Presidente Putin, nel nome dell’umanità, porta indietro le truppe russe“. Condanne ufficiali arrivano anche dal primo ministro britannico Boris Johnson, che parla di “un attacco con provocato“, sottolineando come Putin abbia scelto “la strada del bagno di sangue e della distruzione“. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz avrebbe invece parlato di “una violazione eclatante” del diritto internazionale.

L’Occidente sembrerebbe tentare, dunque, uno schieramento compatto al fianco dell’Ucraina, che nel frattempo si dice pronta ad affrontare l’esercito russo, organizzando una programmatica operazione di resistenza. “L’Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin: il momento di agire è ora“, avrebbe affermato il ministro degli Esteri ucraino Kuleba dopo l’annuncio dell’operazione militare della Russia. Il presidente Volodymyr Zelensky avrebbe intanto invitato gli ucraini a mantenere la calma, sottolineando però come l’operazione russa miri a distruggere lo Stato ucraino. L’invito di Kiev è dunque chiaro: la comunità internazionale deve “agire immediatamente. Solo azioni unite e forti possono fermare l’aggressione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin“.

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Quali sono le reazioni in Italia?

Ma cosa accade in Italia? “Il Governo italiano condanna l’attacco della Russia all’Ucraina. È ingiustificato e ingiustificabile. L’Italia è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della NATO per rispondere immediatamente, con unità e determinazione“: in questo moro il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi commenta le manovre russe in Ucraina. Per comprendere bene la portata della situazione e valutare eventuali risposte, Palazzo Chigi avrebbe già convocato (per le ore 10:00) una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. I gruppi parlamentari, nel frattempo, chiedono che il premier vada a riferire in Aula quanto accade in Ucraina. “L’operazione militare russa è una gravissima e ingiustificata aggressione, non provocata, ai danni dell’Ucraina, che l’Italia condanna con fermezza. Una violazione del diritto internazionale. L’Italia è al fianco del popolo ucraino, insieme ai partner Ue e atlantici“, avrebbe twittato il ministro degli esteri Luigi di Maio.

Eppure, al di là dei proclami di unità, al di là dell’apparente fronte coeso, la reazione agli attacchi russi sembra avere sfumature diverse persino all’interno dell’Italia. Il più preoccupato e intransigente su questo fronte appare il segretario del Pd Enrico Letta, che avrebbe sottolineato come “il confronto in Parlamento sull’Ucraina ha mostrato troppi distinguo, troppe ambiguità, troppi posizionamenti filo-russi che non restituiscono il senso di una linea dell’Italia che dovrebbe essere univoca e senza cedimenti“. La verità è che “non c’è contezza della gravità storica del momento“, avrebbe affermato Letta, stando a quanto riportato da la Repubblica. Chi ha a cuore l’interesse nazionale deve spingere per un riposizionamento del nostro Paese su una linea fermamente europeista e filo-atlantica“, è il giudizio chiaro e netto di Letta.

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Le scale di grigio

MeteoWeek.com (foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Più moderata, invece, la posizione di Giuseppe Conte, che aveva evitato di nominare eventuali sanzioni e che, nei giorni scorsi, all’annuncio dello stop agli incontri bilaterali con la Russia avrebbe ribadito: “L’Italia per tradizione e consuetudine di rapporti con la Russia può avere un ruolo per perseguire la strada del dialogo, con ogni mezzo“. Oggi arriva la condanna ufficiale dell’attacco e un pensiero preoccupato per lo stato della popolazione civile. Che sia l’anticipazione di una posizione timida dei confronti di eventuali sanzioni? E proprio a proposito dell’ipotesi sanzioni, nei giorni scorsi era arrivato un “ni” da parte di Matteo Salvini, che in precedenza aveva affermato: “Se c’è necessità, per carità. Vediamo. Sono l’ultima delle possibilità perché gli italiani sono quelli che ci vanno di mezzo più di altri“, aveva affermato su Radio Libertà. Poi aveva aggiunto: “Non stiamo lì a disquisire in momenti come questo. Ovviamente poi ognuno farà le sue analisi, sui motivi, su chi ha sbagliato… In questo momento occorre intervenire per bloccare una guerra, che è sempre una sconfitta“.

Oggi twitta, a proposito dell’attacco russo: “La Lega condanna con fermezza ogni aggressione militare, l’auspicio è l’immediato stop alle violenze. Sostegno a Draghi per una risposta comune degli alleati“. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini. Condanna simile arriva anche da Giorgia Meloni, mentre da Forza Italia in molti premono per un colloquio diretto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Sulle sanzioni, il coordinatore Antonio Tajani avrebbe sottolineato che “devono essere proporzionate alle azioni della Russia“, gettando anche un occhio sulle “conseguenze che potrebbero ricadere sul sistema economico italiano“. Insomma, la Russia ha fatto la sua mossa e la palla è ora in mano all’Occidente. La piega che prenderà questa guerra sta tutta nella capacità di opporre una risposta decisa ma il meno dolorosa possibile. Con una triste consapevolezza: spesso le due cose si escludono.

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