Il conflitto Russia-Ucraina coinvolge anche il parco divertimenti Dream Island, “la Disney del Cremlino”; ne parla il direttore Cigarini: “Le sanzioni Ue ci costringeranno a comprare in Cina, dove non ci sono dazi”.
Con l’invasione dell’Ucraina ormai avviata dalla Russia, la tensione internazionale è alle stelle. Preoccupa il quadro politico, economico, e preoccupa anche la grave crisi umanitaria che conseguirà ai conflitti e ai bombardamenti perpetrati dalle forze militari. Ma ad essere colpito dal conflitto è anche il mondo dei parchi divertimento. A parlarne è stato Stefano Cigarini, CEO di Cinecittà World (Roma), di Fico Eataly Bologna, e direttore operativo di Dream Island, primo parco giochi inaugurato a Mosca due anni fa alla presenza del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
“Con le sanzioni Ue dovremo per forza rivolgerci alla Cina”
Intervistato dal Corriere, preoccupano le parole di Cigarini. “La Russia ci costringerà ad acquistare ricambi cinesi e a rivolgerci a fornitori asiatici e indiani. Non solo, saremo anche costretti a fare magazzino prima che la Gazzetta Ufficiale Europea pubblichi le sanzioni”, ha infatti spiegato nel suo intervento.
Con 100 ettari di superficie totale, Dream Island è la più grande struttura di divertimento coperta d’Europa. Ospita 27 attrazioni, spettacoli, aree a tema ristoranti, negozi, gallerie, cinema multisala e alcune delle principali attrazioni sono made in Italy. Ma le sanzioni che verranno applicate alla Russia comprometteranno fornitura e manutenzione delle stesse. “La fornitura delle nostre giostre, montagne russe e tecnologie immersive sono al 90% europee ed italiane. Hotel Transylvania, ad esempio, il castello-gioco dove vive Dracula, è della Sony con cui abbiamo un contratto di licenzia decennale”, ha infatti spiegato Cigarini.
LEGGI ANCHE: Ucraina, genitori appongono «adesivi con il gruppo sanguigno sui vestiti dei bambini»
A causa delle sanzioni, allora, “Sony non potrà più spedire nulla in Russia”. Ma i pezzi di ricambio e le attrezzature sono fondamentali per la corretta manutenzione della struttura. “Servono ruote, pali, bulloni, tutti prodotti Made in Eu e in particolare in Italia, dove è prodotta la metà delle attrezzature delle montagne russe e giostre: è una nostra eccellenza decennale. Ma, se su una giostra italiana si mette un ricambio cinese, il costruttore italiano non fornirà più la garanzia”.
LEGGI ANCHE: Ucraina, Russia prende il controllo di Chernobyl: “Disastro nucleare può risuccedere nel 2022”
L’alternativa, al momento – per evitare di far spegnere le luci al parco divertimenti – è quindi quella di rivolgersi al mercato cinese. “L’Asia produce attrazioni e montagne russe, ma il livello qualitativo, tecnologico e il know how non è lo stesso di quello europeo, né tanto meno italiano. Se con i dazi una giostra europea che ora costa 1 milione ne costerà 5, dovremo per forza rivolgerci alla Cina dove non ci sono sanzioni né dazi”. Una soluzione che preoccupa, ma che verrà adottata nella speranza che “le sanzioni non siano a vita e che prima o poi finiscano”.