Vladimir Putin ha spiegato alla nazione che si tratta di una scelta che mette fine a un errore commesso un secolo fa.
Il discorso di Vladimir Putin è destinato a rimanere nella storia.
L’annuncio dato dal Presidente della federazione Russia sul riconoscimento delle autoproclamate repubbliche del Donbass ha innervosito non poco l’Occidente, che riflette adesso su come reagire. La strada più facile naturalmente è quella di dare il via a un nuovo embargo economico contro Mosca, ma non è una soluzione indolore da attuare. Parliamo infatti del principale fornitore di gas del vecchio continente, ed è evidente che questo scontro economico danneggerà alcune nazioni europee molto più di altre.
Dal canto suo Mosca ha mostrato al mondo intero la sua capacità di reazione di fronte al pressing degli Usa sull’Ucraina, e ha anche al contempo “rinsaldato” la convinzione del popolo russo sull’esigenza di non uscire sconfitto da uno scontro diplomatico, che sembra secondo molti preludere ad un vero e proprio conflitto armato. Evidente come in un contesto forse persino più teso della Guerra Fredda, la mossa di Putin sarà ricordata nei libri di storia come uno dei tanti spartiacque di una disputa iniziata nel 2014. Nel suo discorso, Putin ha insistito più volte sul fatto che l’Ucraina resti, storicamente parlando, uno stato “creato dalla Russia”, un frase che ha fatto irretire molti analisti occidentali che l’hanno subito etichettata come propaganda di stato. È vero comunque che la storia della capitale ucraino Kiev, inizia ben prima degli Zar e della nascita dell’impero russo. Ed è una storia tormentata, perché l’Ucraina aveva già provato ad autodeterminarsi e rivendicare la propria indipendenza già durante il regno di Lenin che fece di tutto per impedirlo, riuscendoci.
Non bisogna poi nemmeno dimenticare, come ha fatto notare il New York Times qualche giorno fa, le umiliazioni subite dal popolo ucraino durante l’Unione Sovietica, in cui la loro lingua nazionale era stata persino vietata nelle scuole. La rivendicazione di Putin in tal senso ha meno radici storiche di quanto si potrebbe supporre.
L’indipendenza poi per l’Ucraina è arrivata sotto Gorbaciov, e il leader russo nel suo discorso ha rimarcato quanto già fosse a quel tempo in disaccordo con la sua scelta, definendola una vera e propria “follia”. Ma anche qui, molti fanno notare come Putin cerchi di “piegare” la storia a suo favore. Non fu infatti Gorbaciov a concedere l’indipendenza al popolo ucraino, quanto piuttosto loro a rivendicarla fino al punto di ottenerla. Basti solo ricordare la catena umana formata da oltre 300 mila ucraini, che venne “eretta” i primi di gennaio del 1990 tra Kiev e la città di Leopoli, affinché l’Unione Sovietica accoglie la richiesta di un referendum per l’indipendenza , che si è poi tenuto il 1 Dicembre del 1991. L’Unione Sovietica si ritrovò quasi costretta ad accettare la formazione dello stato ucraino, a patto però che rinunciasse alle sue ambizioni belliche e alla costruzione autonoma di un arsenale nucleare. In ogni caso, per Putin le colpe vanno rintracciate nei grandi errori commessi prima da Lenin e in seguito anche da Stalin.
A quest’ultimo, parlando alla nazione, ha rimproverato ad esempio di aver ceduto con troppa facilità all’Ucraina dei territori che appartenevano in precedenza a Polonia, Romania e Ungheria. Secondo alcuni, queste giustificazioni sono indispensabili a Putin per convincere il popolo russo che un’eventuale invasione da parte di Mosca non sarebbe illegittima, in quanto la nazione non ha mai smesso di fare parte della Russia. Un’idea che secondo molti disvela le ambizioni zariste di Putin, pronto ad ampliare la superpotenza che guida di nuovi territori, ricostituendo la grandezza della Russia Imperialista.
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Già l’anno scorso Putin aveva espresso idee simili, arrivando a sostenere che la Russia era stata “derubata” storicamente dell’Ucraina. Il leader russo si è rivolto alla nazione spiegando che è arrivato il momento di rimediare agli errori del passato, e il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass va visto come un atto di riconciliazione con la storia.