Ieri sera il presidente russo ha firmato il decreto di riconoscimento delle due repubbliche separatiste. Dura la reazione da parte di Kiev.
Alla fine Putin ha fatto la sua mossa: ha riconosciuto le repubbliche filorusse del Donbass, Lugansk e Donetsk. Ieri sera, al termine di un lungo discorso alla nazione, il presidente russo ha firmato il decreto di riconoscimento delle due autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk. Al momento della firma erano presenti i due leader separatisti, Denis Pushilin e Leonid Pasechnik. “Ritengo sia necessario prendere una decisione che avrebbe dovuto essere presa tempo fa, per riconoscere immediatamente la sovranità e l’indipendenza della Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk”, ha dichiarato Putin nel firmare il decreto.
Prima della firma Putin ha comunicato telefonicamente al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz la sua decisione. Entrambi “hanno espresso delusione per questo sviluppo”, ha riferito Mosca. “Vladimir Putin li ha informati dei risultati dell’incontro allargato del Consiglio di sicurezza russo, che ha valutato l’attuale situazione sul Donbass, nel contesto della decisione della Duma sul riconoscimento di Donetsk e Luhansk”, dopo le richieste d’aiuto delle due repubbliche separatiste “in relazione all’aggressione militare delle autorità ucraine, i bombardamenti massicci del Donbass, a causa dei quali la popolazione civile sta soffrendo”, commenta il Cremlino nel prendere atto della “delusione espressa” dal presidente francese e dal cancelliere tedesco, che hanno comunque manifestato “la loro disponibilità a continuare i contatti”.
Putni: Kiev cessi immediatamente le ostilità nel Donbass
Putin ha quindi chiesto alle autorità ucraine di stoppare “immediatamente” le ostilità nel Donbass orientale perché contrariamente la “responsabilità ricadrà sulla leadership del Paese”. Putin ha quindi dato mandato alle forze armate russe di svolgere una funzione di peacekeeping nelle regioni separatiste, riferiscono i media russi. “La situazione in Donbass è diventata estremamente critica. Mi rivolgo a voi per informarvi su quali saranno le prossime azioni in questa situazione. L’Ucraina è parte integrante della nostra storia, della nostra cultura. Ci sono legami molto forti dal punto di vista familiare e storico. Gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre”, ha detto ieri il presidente russo in apertura del suo discorso alla nazione per motivare il decreto di riconoscimento. “È importante capire cosa sta succedendo oggi e quali sono gli obiettivi che ci siamo posti”, fa sapere il presidente, in una giornata cruciale della crisi tra Russia e Ucraina, nella quale ha ripercorso le tappe e i momenti chiave nella storia russa, a cominciare dalla Rivoluzione bolscevica del 1917 e passando per la Seconda Guerra Mondiale. Riferendosi alle decisioni di Lenin prima e di Stalin poi, Putin passa in rassegna i nodi della storia sovietica. “L’Ucraina sovrana è stata creata da Lenin, è stato lui l’architetto”, afferma il presidente russo. “Noi siamo pronti a mostrarvi cosa significa liberare completamente l’Ucraina”.
“Abbiamo aiutato l’Ucraina a pagare i suoi debiti, eravamo pronti ad accollarci tutti i debiti nel 2017. L’Ucraina avrebbe dovuto rinunciare ad alcuni asset, Kiev non ha voluto ratificare questi accordi. La Russia è sempre stata pronta a cooperare, abbiamo collaborato sul campo. Sembrava che le autorità ucraine avessero deciso di agire per ottenere vantaggi senza assumersi responsabilità. Ricordiamo le minacce permanenti delle autorità ucraine in materia di energia, cercavano una corsia preferenziale”, continua Putin, mentre le autorità di Kiev “continuano a ricattarci”.
Mosca: Ucraina vuole colpire la Russia
“Kiev ha rifiutato di riconoscere i nostri legami storici e le tradizioni dei russi che vivono in Ucraina, nel paese è montata un’ondata di nazionalismo con rivendicazioni nei confronti della Russia. È importante comprendere – prosegue Putin – che l’Ucraina non ha mai avuto una tradizione coerente” con l’identità “di una nazione, non ha fatto altro che seguire modelli esteri senza difendere gli interessi dei cittadini. In Ucraina, le autorità hanno preso il potere solo sulla base di idee populiste: poi, hanno sempre fatto un passo indietro rispetto alle promesse fatte alla popolazione. Chi è arrivato al potere ha fatto solo i propri interessi: gli ucraini non possono dire di aver vissuto in una nazione stabile, sono stati governati da oligarchi concentrati sui propri interessi e interessati a dividere l’Ucraina dalla Russia, ricevendo sostegno dagli Stati Uniti. Milioni di dollari sono finiti nei conti correnti degli oligarchi, i cittadini hanno continuato a soffrire”, sostiene il presidente russo.
“L’eredità lasciata dall’impero russo è stata totalmente calpestata. Kiev si sta preparando a distruggere le chiese russe, la Russia è diventata un obiettivo comune di una campagna in cui è coinvolta anche la religione. L’Ucraina sta cercando di entrare in conflitto con noi, ci sono terroristi nel paese che vengono sostenuti e incoraggiati dalla comunità internazionale. Abbiamo sentito – va avanti Putin – dichiarazioni sul fatto che l’Ucraina avrebbe intenzione di creare armi nucleari proprie, è solo questione di tempo. In altre parole, per l’Ucraina sarà più facile utilizzare la paura generata dalle armi nucleari per alimentare la tensione. Se Kiev dovesse entrare in possesso di armi di distruzione di massa, la situazione mondiale cambierebbe in modo drammatico. Nel corso degli ultimi mesi, le armi occidentali sono arrivate in Ucraina con un flusso continuo. Contingenti militari della Nato sono stati inviati nel paese, il quartier generale della Nato comanda direttamente militari che si trovano sul suolo ucraino. Nell’Ovest del Paese ci sono esercitazioni militari, chiaramente l’obiettivo è colpire la Russia. Sono in corso almeno 10 di queste esercitazioni, i contingenti Nato potrebbero crescere rapidamente”, conclude il leader russo.
La risposta di Kiev: “dure sanzioni” per la Russia
Immediate le reazioni al decreto di riconoscimento firmato da Putin. Il governo di Kiev ha reclamato l’imposizione di “dure sanzioni” ai danni della Russia allo scopo di mandare “un chiaro segnale” a Mosca. L’Ucraina ritiene infatti inammissibile il riconoscimento dell’indipendenza delle regioni separatiste dell’est del paese. In una nota del ministero degli Esteri ucraino divulgata oggi, si evidenzia poi che “è arrivato il momento di agire per fermare l’aggressione russa e riportare la pace e la stabilità in Europa”.
“L’Ucraina condanna la decisione della Russia di riconoscere l’indipendenza delle entità che ha creato nei territori temporaneamente occupati, le cosiddette Repubbliche popolari d Lugansk e di Donetsk”. “Con questa azione, la Russia ha sfidato in modo flagrante le norme e i principi fondamentali del diritto internazionale, la carta dell’Onu e ha violato la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina nelle sue frontiere internazionalmente riconosciute”.
Il presidente ucraino Volodimyr Zelensky avrebbe anche discusso con Biden ventilando la possibilità di introdurre la legge marziale nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Il presidente Usa avrebbe per ora invitato a risolvere la questione facendo ricorso agli strumenti della diplomazia. Lo riportano i mass media ucraini citando l’ufficio di Presidenza di Zelensky.
Berlino parla di un “duro colpo agli sforzi diplomatici”
Reazione negativa anche da parte della Germania, col ministero degli Esteri tedesco che ha condannato il riconoscimento russo delle due repubbliche separatiste e ha parlato un “duro colpo” agli sforzi diplomatici oltre che di una “violazione del diritto internazionale”. Gli sforzi attuati dalle riunioni del Formato Normandia e dell’Osce “sono stati deliberatamente distrutti senza alcun motivo ragionevole”, continua il ministro tedesco, che condanna con decisione “la nuova violazione dell’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina”.
“La Germania – fanno sapere da Berlino – è fermamente a fianco dell’Ucraina, con le sue frontiere riconosciute internazionalmente. Risponderemo a questa violazione del diritto internazionale. Siamo coordinati con i nostri partner”, dicono i tedeschi che invitano il Cremlino “a far marcia indietro e tornare alla risoluzione diplomatica e politica dei conflitti”.
Metsola, presidente Parlamento Ue: “Russia ha violato integrità territoriale, ora severe sanzioni”
“L’attacco unilaterale all’integrità territoriale dell’Ucraina e la totale violazione del diritto internazionale da parte della Russia giustifica nuove, severe, sanzioni”. Si affida a Twitter per esprimere il suo pensiero la presidente del Parlamento europeo Roberta Mestola, che ribadisce. “Non lasceremo il popolo ucraino ai loro aggressori. La posizione del Parlamento europeo è chiara: siamo a fianco dell’Ucraina”, ha concluso.
Anche la Polonia chiede sanzioni immediate contro Mosca
Toni duri arrivano anche dal premier polacco Mateusz Morawiecki che ha chiesto una replica “inequivocabile” e sanzioni “immediate” contro la Russia dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste che costituisce “un rifiuto del dialogo e una violazione plateale del diritto internazionale”. Per Varsavia si tratta di “un atto di aggressione contro l’Ucraina”, ha affermato il premier polacco, chiedendo poi la convocazione “urgente” del Consiglio europeo.
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Dalla città polacca di Rzeszow intanto giungono segnalazioni di spostamenti di mezzi aerei, elicotteri e aerei in direzione del confine ucraino. I media locali riferiscono che si tratta di un’operazione di evacuazione.
Ue, ambasciatori discutono sanzioni contro Mosca
Stamattina i rappresentanti permanenti degli stati membri dell’Ue si sono riuniti a Bruxelles, alle 9.30, per discutere in merito a eventuali sanzioni da applicare a Mosca dopo il riconoscimento delle repubbliche secessioniste. Probabilmente la questione verrà in qualche modo affrontata anche nel Consiglio Affari Generali (Cag), previsto per stamattina nella capitale del Belgio.
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Nella giornata di ieri l’Alto Rappresentante Josep Borrell aveva dichiarato di essere intenzionato a proporre ai ministri degli Esteri (non al Cag, che riunisce i ministri degli Affari Europei) sanzioni nell’eventualità in cui Putin avesse riconosciuto le due repubbliche, come poi si è verificato in serata. Ieri a Bruxelles si parlava di un pacchetto di sanzioni meno consistente rispetto a quello che sarebbe stato adottato nel caso di un’invasione vera e propria dell’Ucraina da parte russa.