L’Aifa si riunirà per discutere della possibilità di approvare la quarta dose per i più fragili, ma stavolta anche gli scienziati al servizio del governo sembrano perplessi.
L’Agenzia Italiana del farmaco terrà una riunione straordinaria nella data del 25 febbraio 2022 per esaminare la possibilità di approvare, come fatto in Israele, la quarta dose di richiamo dei vaccini contro il Covid. La valutazione arriva dopo la richiesta formale del Ministero della Salute, in seguito al pressing di alcune regioni come il Piemonte, che da settimane chiedono che un nuovo booster venga concesso e approvato per le categorie più fragili.
Non una notizia da poco, nei giorni in cui si discute della possibilità di ottenere un green pass illimitato sottoponendosi alla terza dose, o risultando guariti dal Covid. Certo, per il momento la possibile approvazione di cui l’Aifa discuterà il 25 febbraio riguarda soltanto gli immunodepressi, ma è logico pensare che, esattamente come ha fatto Israele, questo sia solo il preludio per una nuova dose di richiamo che potrebbe essere estesa all’intera popolazione nell’autunno di quest’anno. E questa d’altronde, è la stessa previsione che ha fatto il Ceo di Moderna Stephane Bancel, che nel corso di un’intervista rilasciata durante la conferenza del Ceo di Goldman Sachs, ha dichiarato che l’efficacia della terza dose contro Omicron diminuirà sensibilmente nel tempo, al punto che sarà indispensabile in autunno procedere a un’ulteriore somministrazione.
Restano però alcune perplessità sul tema, le stesse che erano state avanzate dall’Oms settimane fa, quando ricordava alle nazioni occidentali che “non si può uscire dalla pandemia a colpi di booster” e che non era consigliabile effettuare troppe dosi di richiamo di un vaccino. In Italia, ad avvertire di questo pericolo era stato in tempi non sospetti il virologo Andrea Crisanti, nonostante abbia in seguito anche affermato che “se c’è da fare una quarta dose, la faremo”. Dichiarazioni un po ‘contraddittorie però quelle di Crisanti. Una quarta dose va fatta perchè ci sono ragioni scientifiche sufficienti a garantirne efficacia e sicurezza, o semplicemente perché si è ormai intrapresa una strategia che non può per alcun motivo essere abbandonata?
In questi giorni poi, riguardo la quarta dose, è arrivato anche il monito di Sir Andrew Pollard, presidente del Joint Committee on Vaccination and Immunisation del Regno Unito. Il medico in queste settimane ha espresso diversi dubbi riguardo alla reale utilità di una quarta somministrazione. A suo parere infatti, non vi sono ancora prove scientifiche sufficienti epr una sua approvazione. Dichiarazioni che inevitabilmente diventano una critica a Israele, che invece ha optato per la scelta opposta. Secondo Pollard “non possiamo vaccinare il pianeta ogni quattro-sei mesi. Non è sostenibile o conveniente. In futuro, dobbiamo rivolgerci ai più vulnerabili”.
Bisogna dunque non avere fretta e attendere ulteriori evidenze in merito: “Sappiamo che le persone hanno anticorpi forti per alcuni mesi dopo la loro terza vaccinazione, ma sono necessari ulteriori dati per valutare se, quando e quanto spesso coloro che sono vulnerabili avranno bisogno di dosi aggiuntive”. In ogni caso non può che far riflettere come questa seduta straordinaria dell’Aifa per il 25 febbraio, arrivi in seguito al pressing delle regioni e in un momento in cui il Comitato tecnico Scientifico, da quanto abbiamo appreso grazie all’ultimo mailgate, sembra aver perso la sua autorità nel governo, evitando di essere consultato anche su scelte scientificamente forti come quella di introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50.
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Oltretutto, l’Aifa è chiamata a valutare la sicurezza e l’efficacia di un farmaco, ma in questo caso la questione sembra abbastanza insidiosa. Come leggere ad esempio in tal senso i dati di Israele? Nonostante la quarta dose, la nazione ha registrato prima un record di contagi, e in seguito un numero di morti sempre più alto, che al momento non trova una vera e propria spiegazione scientifica. In particolar modo i primi di febbraio, che non si vedevano dall’inizio dello scorso anno, quando la campagna vaccinale era ancora all’inizio.
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