Nessuno si spiega il motivo. Almeno fino a quando non si inizia a mettere in dubbio la capacità del vaccino di proteggere dalla malattia grave.
In Israele i morti per Covid sono in aumento.
Basta fare una ricerca su Google e consultare il database interattivo del JHU CSSE COVID-19 per rendersene conto. Il picco lo si è toccato il 4 febbraio con 73 morti. L’aspetto veramente inquietante è che questa cifra si era raggiunta una sola altra volta nella nazione da quando è iniziata la pandemia. Era il 22 Gennaio del 2021 e Israele sfiorava quota 79 morti da Covid. Era il momento in cui tutti erano ormai certi che il vaccino era pronto all’utilizzo, e stava per iniziare la più grande campagna vaccinale della storia, che avrebbe permesso di rendere quei numeri soltanto un lontano ricordo.
Eppure, a un anno di distanza, in Israele si è raggiunto lo stesso picco di morte da Covid dello scorso anno, quando la maggior parte della popolazione non aveva ancora ricevuto il vaccino.
Un segnale molto preoccupante nella lotta globale alla pandemia, considerato che parliamo della nazione che ormai da mesi viene additata come modello da seguire per quanto riguarda la strategia vaccinale.
Israele è il primo vero paese che ha dato inizio alla vaccinazione di massa, e conseguentemente quello a cui l’Occidente ha guardato fino ad adesso, per capire quanto si stesse dimostrando realmente efficace strategia intrapresa. La nazione ha già somministrato la quarta dose a diverse fasce della popolazione, eppure sembra tutto inutile. E se già il costante aumento record dei casi iniziato nel mese di febbraio preoccupava non poco molti analisti internazionali, il fatto che i morti abbiano iniziato ad aumentare con questa velocità potrebbe segnare un vero e proprio spartiacque nella lotta a questa pandemia.
La campagna vaccinale, scelta da buona parte della comunità internazionale come unica arma nella lotta a Covid sta realmente funzionando?
A questi numeri, si accompagnano inoltre due notizie molto poco rassicuranti.
La prima è una denuncia che era arrivata alcune settimane fa da Yaakov Jerris, professore universitario e direttore del reparto Covid dell’ospedale Ichilov. Ai microfoni dell’emittente Channel 13 News il medico aveva espresso profonda preoccupazione per il rapido incremento dei casi nel suo ospedale, in particolar modo in quanto la maggior parte dei ricoveri gravi riguardava persone che si erano sottoposte alla vaccinazione contro il Covid: “Hanno avuto almeno tre iniezioni. Tra il settanta e l’ottanta per cento dei casi gravi sono vaccinati. Quindi, il vaccino non ha alcuna utilità per quanto riguarda la malattia grave, motivo per cui solo il venti-venticinque percento dei nostri pazienti non è vaccinato”.
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Il vaccino non ha alcuna utilità contro la malattia grave. Una frase forte che però non sembra aver scalfito le convinzioni dei consulenti scientifici del governo, che invece continuano a insistere su questa campagna di vaccinazione proprio in ragione della sua efficienza. Qualcosa però, sta forse sfuggendo alla loro comprensione, perchè i 73 morti registrati il 4 Febbraio non hanno ancora trovato una spiegazione da parte della comunità scientifica.
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