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Cronaca

Mafia, in Sicilia crollano le denunce contro le estorsioni: “Stato assente, sfiducia nelle istituzioni”

Mafia, in Sicilia crollano le denunce contro le estorsioni: “Stato assente, sfiducia nelle istituzioni”. Il report del Centro Pio La Torre in Commissione regionale antimafia Ars.

Sicilia, crollano le denunce contro le estorsioni: “Sfiducia nelle istituzioni” – meteoweek.com

Trend preoccupante, quello evidenziato dall’ultimo report del Centro Pio La Torre: in Sicilia crollano le denunce per estorsioni, arrivando “all’anno zero”. “Il racket nell’Isola continua a registrare numeri preoccupanti nonostante la pandemia”, mentre le segnalazioni pervenute alle forze dell’ordine “si possono contare sulle dita di una mano”. Questo perché, spiega l’avvocato Ettore Barcellona, “tra le vittime prevale una generalizzata – e spesso giustificata – sfiducia nelle istituzioni”.

“Denunce che si possono contare sulle dita di una mano”

L’allarme è stato lanciato questa mattina dall’avvocato Ettore Barcellona, ascoltato dalla Commissione regionale antimafia Ars, in rappresentanza del Centro Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre. “Estorsioni, in Sicilia siamo tornati all’anno zero: Stato assente e imprenditori in fuga. Il racket nell’Isola continua a registrare numeri preoccupanti nonostante la pandemia. L’anno scorso a fronte di più di 200 casi evidenziati dalle indagini, si sono registrate denunzie che si possono contare sulle dita di una mano. Tra le vittime prevale una generalizzata, e spesso giustificata, sfiducia nelle istituzioni”, ha esordito infatti il legale.

in Sicilia crollano le denunce contro le estorsioni – meteoweek.com

L’avvocato ha poi sottolineato come l’anno scorso, “a fronte di più di 200 casi evidenziati dalle indagini”, si sono in realtà registrate “denunce che si possono contare sulle dita di una mano”. Una “sostanziale assenza di denunce”, questa, che potrebbe essere stata in qualche in modo incentivata dalla pandemia e dalle criticità economiche conseguenti. Tuttavia, ha spiegato Barcellona, tra le altre motivazioni che disincentivano i cittadini a denunciare gli episodi mafiosi vi è anche una “una generalizzata sfiducia nelle istituzioni”.

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“In un panorama dell’agire mafioso che è sicuramente mutato rispetto agli anni passati nel senso di un’attività meno eclatante e, quindi, meno percepibile dalla generalità dell’opinione pubblica, si registra un preoccupante calo di interesse da parte delle istituzioni e, soprattutto, della politica”, ha infatti dichiarato il legale. In particolare, tra i fattori maggiormente determinanti si contano, “insieme alla eccessiva durata dei processi, le lungaggini burocratiche dell’accesso ai benefici previsti per le vittime”. Si registra quindi un “preoccupante rallentamento, se non addirittura un immobilismo” da definirsi “ormai cronico”. Del resto, “l’attesa è di due, tre e anche quattro anni tra il deposito dell’istanza di accesso al fondo per la liquidazione del danno ottenuto all’esito del procedimento penale e la successiva delibera del Comitato di solidarietà”.

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Sulla questione è poi intervenuto anche il presidente del Centro, Vito Lo Monaco. “Ci sono casi di istanze di accesso per il pagamento delle spese legali presentate nel 2017 ed ancora inevase”, ha evidenziato dunque il presidente. Che ha poi ribadito: “Incentivare la denuncia passa anche dalla credibilità delle istituzioni. Perché è vero che la denuncia è un dovere etico-morale ma se non conviene, se la risposta delle istituzioni non è pronta ed efficace, queste continueranno a contarsi sulle dita di una sola mano”.

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