Spesso solo tramite le sofferenze possiamo salvarci in questa vita, dove dobbiamo avere la forza di scegliere il bene in mezzo al male, e il dolore è il più grande maestro.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Tu sei mia rupe e mia fortezza:
guidami per amore del tuo nome. (Cf. Sal 30,3-4)
Dio non ha forse scelto i poveri? Voi invece avete disonorato il povero!
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 2,1-9
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: «Amerai il prossimo tuo come te stesso», fate bene. Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori.
Parola di Dio.
R. Il Signore ascolta il grido del povero.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,27-33
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Parola del Signore.
Gesù non desidera farsi incontrare da noi “per sentito dire”, ma vuole operare un incontro con noi personalmente, individualmente con ognuno di noi, con ognuno nel proprio cuore. Per questo, dopo aver interpellato i discepoli su chi lui sia, li esorta a non dirlo a nessuno. È Pietro ad aver capito per primo con prontezza questa verità.
Ma Pietro, con altrettanta “fretta”, rimprovera Gesù perché non vuole che sia ucciso, vuole “risparmiargli” quella sofferenza, e averlo sempre con lui. Gesù allora lo riprende severamente, perché ha pensato secondo la “legge della carne” degli uomini, e non secondo quella dello Spirito che è di Dio; una “legge” e che non scansa le sofferenze, ma le abbraccia per il bene di molti.
Il commento al Vangelo di ieri:
Capita anche a noi di scansare le nostre croci? Quante volte la sofferenza ci sembra una punizione? Gesù ci insegna che soffrire è inevitabile in questa vita, ma che la sofferenza rientra in un suo disegno dove il dolore non avrà la meglio, e dove la Croce è seguita dalla risurrezione.
Spesso non capiamo il senso del soffrire: esso è iscritto però dentro di noi, in quella parte di noi che, per amore, sarebbe disposta a tutto, anche alla sofferenza. Questa è la misura con cui Gesù ha sofferto per noi e permette che noi abbiamo delle tribolazioni: spesso solo tramite di esse possiamo salvarci in questa vita, dove dobbiamo avere la forza di scegliere il bene in mezzo al male, e il dolore è i questo il più grande maestro.
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